Difficili considerazioni, veramente difficili da pensare e scrivere sul caso Ilva che non coinvolge la sola azienda ma tutto in sistema Paese

Difficili considerazioni su un caso che coglie l’intero sistema Paese. Santo cielo che macello! Chiedo scusa al lettore per lo sfogo in merito al caso Ilva. In una situazione così complessa, vediamo se riusciamo a mettere ordine.

Le considerazioni di fondo, punto per punto, che si possono fare sono:

a) se la magistratura deve perseguire qualcuno lo faccia. Saranno fatti specifici (anche dolorosi) che riguardano un certo numero di persone;

b) opposto alle singole responsabilità emerge l’INTERESSE NAZIONALE. Un concetto in disuso che è corretto considerare nuovamente indirizzato, in questo caso a mantenere in attività l’intera capacità produttiva;

c) oltre il supremo interesse per la Nazione, ci sono anche 20mila persone che rischiano la disoccupazione.

Sulla base di questi concetti la base di riflessione si semplifica rispetto le difficili considerazioni iniziali. Emergono così degli snodi che sono:

1) se necessario commissariare lo stabilimento e l’intero gruppo (c’è il precedente della Parmalat);

2) nominare conseguentemente un “super partes” che assicuri la salvaguardia della produzione, dei posti di lavoro e delle necessità ambientali.

Si potrebbe scrivere molto altro, ma sopraffatto dal dolore che questa vicenda mi affligge, come italiano e padre di famiglia, credo di aver detto tutto.

Auguriamoci buona fortuna, perché il quadro generale in Italia, come in Occidente, prosegue a peggiorare inesorabilmente, come se mancassero le idee per gestire questa società. Qualcuno afferma che siamo dalla parte sbagliata del mondo. In ciò individua nella sola Cina comunista la Nazione che può produrre acciaio in totale spregio delle regole ambientali e di rispetto della persona.

E’ troppo facile! Le difficili considerazioni affermano anche che si può produrre acciaio nel rispetto delle norme ambientali. Questa è civiltà che una dittatura non può avere e rispettare.