Per essere un innovatore o un buon manager non serve l’eperienza come prima caratteristica, ma l’attitudine a creare pensiero.

Questo concetto non è stato capito dalle imprese e dalle società di ricerca personale, arterioscheloritazzate sulla provenienza professionale.

ATTENZIONE QUESTI CONCETTI NON LI HA CAPITI ANCORA NESSUNO (o molto pochi). L’innovatore è solitamente un manager di mezza età. Si tratta di un uomo o di una donna sulla cinquantina. Questo personaggio è laureato. Ha proseguito a studiare e a viaggiare per capire le altre culture. Spesso parla qualche altro idioma. Ha prestato il suo servizio per diverse imprese o realtà anche statali. LA SUA GRANDE FORZA NON E’ L’ESPERIENZA IN UN SETTORE ECONOMICO, MA NELLA VITA.

In sociologia l’innovatore è un generalista.

S’intende per generalista un soggetto che ha la capaità di cogliere la visione complessiva. Raramente scende nei dettagli pur sapendolo fare.

Una figura così concepita è certamente un INNOVATORE.

L’innovatore produce idee. Nel compito e missione di produrre idee gestisce l’azienda al meglio delle sua capacità.

Questo concetto non l’ha capito nessuno. Non l’ha capito e attuato l’industria siderurgica italiana. Figuriamoci il settore della moda (veramente in crisi e bloccato). Non ne parliamo di quello calzaturiero. La lista potrebbe allungarsi.

L’IGNORANZA HA SEMPRE BISOGNO DI UNA SCUSA A CUI APPELLARSI.

Sono ignoranti le aziende, ma sopratutto le società di ricerca personale. In questo caso ignoranza non significa ignorare, ma rinuncia a voler allargare gli schemi.

Cosa accade al sistema delle imprese rinunciando alla figura dell’innovatore? Che appassiscono. Perdono quote di mercato. Entrano in crisi oppure non fatturano quando dovrebbero. Ecco il destino di quelle PMI che non accettano o sanno cercare l’innovatore. Del resto qualche azienda deve pur fallire! Non chiediamoci il perchè. La realtà è semplice. Fallisce/chiude chi non sa innovare o ruba i soldi al bilancio aziendale.