11 settembre 2019 in ricordo vivo sull’11 settembre 2001. Perché mantenere viva la memoria? Tanto per iniziare per il rispetto alle vittime e poi, soprattutto per il bisogno di ricordare per esistere ed essere.
Nel momento in cui come essere umano, riesco e sono capace di far memoria della mia esistenza, allora esisto e sono capace di confronti e produzione d’idee.
Laddove la mia esistenza dovesse scorrere come acqua in un fiume, nel divenire dei giorni senza memoria e insegnamento dai fatti vissuti, sarei un superficiale in un’esistenza vuota e forse inutile.
L’11 settembre 2001 conferma e affossa un luogo comune della globalizzazione: che siamo tutti uguali.
Non è vero che siamo tutti uguali, le differenze culturali esistono eccome!
Come noto, nel pianeta Terra ci sono 9 culture, ovvero nove modi di vivere, amare, morire, mangiare, vestirsi e comportarsi.
Questi modelli di comportamento non sono per nulla compatibili, semplicemente diversi e tali vogliono restare. L’idea consumistica del tutti uguali, è funzionale alla globalizzazione affinché ogni terrestre consumi gli stessi prodotti: cellulare, computer e uso/abuso del web. Tutto qui e nulla di più.
L’11 settembre 2001 ci ricorda come la civiltà Occidentale sia invidiata e sofferta dalle altre, in particolare da quella islamica, confermando una scala nell’ordine d’importanza tra una cultura e l’altra.
Successivamente al secondo conflitto mondiale, l’ONU, per evitare altri genocidi (la follia del Novecento) semplicemente traslò le 9 culture da un ordine verticale (per importanza) a orizzontale.
Questo spostamento dall’alto (verticale) al piano (orizzontale) comportò una perdita d’importanza tra quale cultura fosse più importante rispetto alle altre, ponendo tutti sullo stesso piano.
L’effetto scenico della traslazione culturale voluta dall’ONU fu un successo lasciando comunque ogni reale differenza sostanziale immutata.
Sulla presunta parità tra culture si ricamò negli anni Sessanta, soprattutto dall’URSS e annessi partiti comunisti, in versione anticolonialista. In quegli anni si visse la decolonizzazione africana.
Ne conseguì che il concetto del tutti uguali fu appositamente appesantito per questioni ideologiche.
Oggi, con l’11 settembre 2001 chi ancora pensa che la sensibilità islamica s (ad esempio) sia comparabile o tanto meno simile a quella occidentale?
Non ci sono dubbi che chi legga queste righe accusi il testo di razzismo senza però saper spiegare il nodo della diversità tra culture (che esiste e si conferma da 50mila anni).
I termini pratici di questo ragionamento? E’ semplice: stop all’immigrazione favorendo la risoluzione dei loro problemi esistenziali a domicilio non presso di noi in Occidente.