Brexit: conseguenze? Il “Port of entry” e l’impoverimento dell’UE

Nessuno se ne rende conto o riesce a guardare oltre i fatti quotidiani. Questa è la conseguenza più grave che emerge da un mondo dematerializzato che si limita al web. Come spiegò Zygmunt Bauman, internet è solo la sintesi di un pensiero mai elaborato. Il caso concreto? Nessuno sta capendo cosa voglia dire Brexit per l’Europa! Ad esempio il concetto di port of entry.

La maggior parte degli europei pensa che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea porterà gli inglesi ad una crisi economica, ma si sbagliano! Semmai sarà proprio l’UE a crollare dietro le strategie che gli inglesi hanno già detto di voler attuare nei confronti dell’Europa continentale. La Gran Bretagna, vuole trasformarsi nel “Port of Entry”, ossia nel porto d’ingresso che le merci europee DEVONO attraversare prima di arrivare sul mercato degli USA. E questo perché, gli inglesi potranno porre i dazi doganali che più riterranno opportuno su tutte le merci europee indirizzate verso gli Stati Uniti d’America, uccidendo di fatto il mercato d’esportazione europeo (italiano incluso).

Il concetto di port of entry

Port of entry. Che cosa vuol dire? Il port of entry rappresenta il porto d’ingresso delle merci per un mercato. In questo caso per gli Stati Uniti. Sarebbe il luogo dove si controlla la conformità di legge all’importazione e si paga l’eventuale dazio. Ecco il punto. La Gran Bretagna, punita dalla Ue nella sua uscita dall’Unione, è il paese che applicherà il dazio su tutte le merci esportare negli Usa di provenienza europea.

E’ una rivoluzione. Significa che ogni bene esportato dalla Ue deve transitare per i porti inglesi. Il prodotto verrà verificato secondo gli standard americani, tassato, respinto o inoltrato negli Usa. 

Quanto scritto non emerge da nessun documento pubblico di Stato. Non è neppure spionaggio. Risponde a una logica che vuole smontare la globalizzazione per come oggi è stata. La crisi del mondo globalizzato richiede delle risposte. Brexit, Trump e la Signora Le Pen, sono delle prese di posizione a un mondo che non funziona: quello globalizzato. Portare l’Inghilterra allo stato di port of entry per gli Usa è una risposta all’atteggiamento Ue verso gli inglesi e la nuova amministrazione statunitense. Del resto è logico.

 

Nelle foto esposte, già dall’ottobre 2009, annunciai la crisi della Turchia nella Ue. Nessuno ci volle credere. Per di più ero a Istanbul ospite della Confindustria tedesca (FIDEN). E’ giusto aggiungere come a marzo 2016 fu anticipata, nei miei studi pubblicati, la Brexit e l’elezione di Trump. Nessuno ci volle credere. Qui non si tratta di fare il guru o l’indovino. E’ solo quel ragionamento che un sociologo sa fare. Portare la Gran Bretagna allo stato di port of entry per gli Usa è giusto verso gli inglesi e punitivo per la Ue.

Una risposta europea che non arriva

Ci sono strategie per l’Europa finalizzate alla difesa dall’imminente prospettiva britannica sulla gestione del commercio euro-nord americano? Certamente! Basterebbe che l’Italia sostenesse le PMI nell’aprire sedi all’estero. Questo già avviene con i fondi SIMEST ma non in forma così mirata. Gestire la novità significa posizionarsi sul mercato inglese con proprie filiali entro i prossimi 24 mesi. Al contrario, l’attuale preoccupazione degli italiani è portare a Milano l’agenzia Ue del farmaco da Londra. Chi riesce a rendersi conto che siamo sempre molti passi indietro?

Finchè l’assenza di un governo in Italia, condizionerà le scelte future, non possiamo neppure ipotizzare una “politica” degna di questo riconoscimento.

Cosa si dovrebbe fare? Semplice! Le elezioni per riconoscere un esecutivo nella legittimità politica (oggi è illegittimo). Ne consegue favorire l’internazionalizzazione delle PMI, con l’apertura di sedi estere, non per produrre per il mercato italiano, re-importando il bene, lucrando sul minor prezzo della mano d’opera, come accaduto nell’era globalizzata! Al contrario, nella nuova era post-globalizzata, andrà completato il ciclo produttivo del bene direttamente all’estero per collocarlo su quei mercati. Ad esempio, il prosciutto andrà stagionato in Vermont se lo si vuole vendere negli Stati Uniti. Un concetto di questo spessore si chiama presidio dei mercati esteri. A volte sembrano concetti troppo complessi per un mondo superficiale come quello globalizzato, dove si vive di sintesi anziché d’analisi!

Conclusione

Quando si vota per le politiche? Del resto, in effetti, l’Europa qualcosa sta facendo: produce inflazione, stampando grandi quantità di moneta per ridurre l’onere debito pubblico! E’ quella manovra che sviluppa un governo a corto d’idee impoverendo ancor di più gli europei.