The Prisoner of Parkinson nello studio di quei comportamenti non voluti. Nel decorso della malattia e questo non solo per quelle che accompagnano nel resto della vita, il comportamento muta. Mutando coglie atteggiamenti non voluti ma perseguiti. Perchè accade?

The Prisoner of Parkinson nello studio del perchè il paziente assume comportamenti non voluti ma perseguiti. Qual’è la molla che produce questa perversione fonte di sofferenza per tutti? Soffre il paziente che si trova in una posizione anomala e i familiari che “non capiscono” cosa fare. Stiamo affrontando il tema del cortocircuito comunicativo indotto dalla malattia. Sorge a questo punto una riflessione: essere malati non vuol dire solo subire un’alterazione chimica-fisica, ma il male si estende al comportamento completando un isolamento esistenziale della persona. Questa è la malattia: l’isolamento.

Nasce a questo punto una nuova definizione di malattia o meglio una prospettiva aggiuntiva. Nelle degenze di lungo corso come il Parkinson ma non solo, il paziente non è solo malato perchè è alterata la sua forma fisica, è malato perchè si isola. Possiamo combattere questa tendenza alla chiusura nei rapporti affettivi e sociali?

The Prisoner of Parkinson nello studio dei pazienti spesso ha riscontrato “vergogna”. Una vergogna a cui si reagisce in tanti modi diversi, compresa l’esagerazione in ogni atteggiamento ivi inclusi quelli sessuali. Ecco che a un problema di handicap comportamentale, se ne aggiunge un altro “anomalo”. La somma dei 2 eventi crea disagio alla persona e alla famiglia-gruppo che accoglie il paziente. The Prisoner of Parkinson, come teoria sociologia nell’ambito della sociologia della sofferenza, sta studiando rimedi. Va notato come in nessuna università del mondo sia ancora stata aperta una cattedra di sociologia della sofferenza (pain sociology).

Operativamente cosa fare? Come quando una nave s’incaglia e ha bisogno di un rimorchiatore per uscire dalle secche, è lo stesso per un paziente incastrato in comportamenti non voluti. Il paziente da solo non riesce altrimenti non sarebbe un paziente!