Rebloggare una foto è un reato e devianza maniacale

Rebloggare è quell’azione di riproporre come se fosse propria l’immagine di altri. Particolarmente diffusa in ambienti come Tumblr ma facilmente accessibile in tutto il web. Questo studio rappresenta un approfondimento di altro già pubblicato nella serie Taccuino americano 2017.

Apparentemente potrebbe essere “un’azione simpatica” il rebloggare, in realtà cela una malattia. Non solo, si configura anche come reato penale. Di questa malattia e reato, il social è direttamente responsabile esponendosi a una radicale azione giudiziaria. Ecco il punto di riflessione che motiva questa scritto.

Il social è l’ambiente virtuale in cui tutti “navighiamo”. In se per se, “social” è la struttura (come se fosse un condominio) dove abitano diversi nomi. Facebook è uno degli operatori del social. Seguono Flickr, Tumblr, Twitter etc.

L’attività prevalente degli operatori del web (il social) è attrarre le persone. Non è importante come, basta solo che un forte numero di contatti sia sempre attivo.

Il trucco o comunque la finalità del social è d’intrattenere l’utenza in un ambiente pubblicitario. Grazie alla convivenza tra presenza e gioco con pubblicità si ha la spettacolarizzazione della vendita. Su questo tema della spettacolarizzazione della vendita sono diversi gli articoli già pubblicati in questo sito. Comunque sia, l’importante è che tante persone “navighino” in una serie accecante di pubblicità. Tutto qui.

Tra le molte pubblicità proposte ce ne sarà qualcuna che interesserà e così via. Fin qui, sapendolo, nulla di male. Internet in realtà è solo un cartello pubblicitario acceso.

La questione patologica e penale interviene quando il social favorisce e spinge all’azione di rebloggare.

Nell’esortare a rebloccare, l’utente ripropone la foto di altri come sintesi di un “suo ragionamento o stato emotivo”. Ovviamente tutto è fatto in velocità senza chiedere il permesso al proprietario dell’immagine.

Questo spingere a rebloccare, particolarmente forte in Tumblr, apre a delle vicende penali. La questione si fa lampante sulle foto di nudo.

Abbiamo una massa di poveracci e pervertiti che vive rebloggando le foto di altri. E’ quasi diventato un mestiere! Un sorta di patologia collettiva.

Ovviamente in questo gioco qualcuno non è in accordo.

Qui si apre il versante processuale della vicenda con la richiesta mega di rimborsi per danno d’immagine. Potrebbero essere i prossimi processi penali a carico del social un importante stop a una devianza collettiva indotta dal web?