Psicologia e forzature vuol dire che nella materia (come forse in tutte) ci sono dei percorsi forzati che sono volutamente sbagliati, ma mantenuti in essere per inerzia, pigrizia e per giustificare cattedre come carriere.

Ad esempio è particolarmente apprezzabile la critica dello psicologo statunitense Gordon Willard Allport (1897-1967) all’intera psicologia così strutturata:

  • al comportamentismo, Allport contesta l’esclusione della soggettività! Vuol dire che le persone, gli esseri umani non si comportano automaticamente sempre nella stessa maniera. E’ vero, hanno fame e mangiano e questo vale per tutti, oltre alla razza e cultura. Però il comportamentismo va ricondotto a certi ambiti della vita e non tutti quelli che caratterizzano l’esistenza umana. Fame-cibo, sete-bere, stanchezza-sonno sono realtà, ma non tutte quelle dell’essere umano. Nasce in questo modo una riconsiderazione della Teoria che è generalmente valida per alcuni aspetti. Non abbiamo più una Teoria generale, ma concettualizzazioni per singoli aspetti;
  • altra critica di Allport alla dottrina è contro la psicanalisi. A quest’impostazione di studio della personalità umana, Allport imputa un’eccesso d’importanza sui condizionamenti provenienti dal passato. Per la psicoanalisi è come se l’essere umano non crescesse mai restando intrappolato in una dimensione fanciullesca che si può solo studiare, ma priva d’evoluzione.

Passando oltre a queste prime due critiche formidabili alla dottrina, ci sono gli studi di Carl Ransom Rogers del 1961 (lo studioso ha vissuto tra il 1902 e il 1987) per cui è reale solo ciò che noi percepiamo tale.

Anche su quest’aspetto ci sono degli importanti distinguo da svolgere.

Non è vero che tutta la realtà che ci circonda ce la siamo inventata noi! Il lavoro spesso è imposto. La rottura di un rapporto affettivo è subito. Una guerra non è voluta ma combattuta. La morte ci coglie quando non vorremmo. Emerge che solo in un privato dove tutto va bene e ogni cosa è perfetta, noi possiamo dire che la realtà ce la siamo modellata a nostro uso e consumo.

Si conferma ancora una volta la spaccatura nella psicologia su una regola che potrebbe anche essere valida, ma solo in un contesto e non in tutti. Certamente la psicologia ha sbagliato nel considerare gli omosessuali come dei non malati in conformità all’annuario delle patologie in uso fino al termine degli anni Settanta.