Multiculturalismo, figlio di un individualismo esagerato. Spunti di riflessione offerti del testo di Aurelio Lepre. Guerra e pace nel XX secolo.

Purtroppo la lettura e studio del testo di Aurelio Lepre volge al termine. E’ stato un buon compagno per riflessioni acute. Sul sessantotto, del XX° secolo, si è già discusso precedentemente in questa stessa sede. Nonostante ciò, come a “scoppio ritardato”, emergono delle riflessioni già sfiorate, ma ora poste più a fuoco. Nel dettaglio il diretto collegamento tra il multiculturalismo e l’individualismo. Si tratta di frutti diretti del 68′. Cattivi frutti oggi, negli anni 2000 in pieno svolgimento.

Gli anni Duemila, in piena globalizzazione, sono anche caratterizzati da un cattivo uso del multiculturalismo. Il riferimento è all’ondata migratoria di questi anni. Si è diffusa una mentalità di “rispetto” acritica verso le altre culture. Che poi in genere queste altre culture sono sostanzialmente il tribalismo. Il socialismo africano (fallito). Il fondamentalismo islamico (pericoloso).

Come sempre questa discussione è difficilissima perchè le idee del XX° secolo sono ottime ma applicate male. 

Lepre nel capitolo 14° scrive pagina 401. Sconfitti nell’Europa occidentale, i movimenti rivoluzionari (del 68′) cercarono nuovi punti di riferimento. Non più nelle società europee orientali a causa del fallimento del comunismo. Si rivolsero ad altri continenti. Trovarono un fondamento ideologico nel multiculturalismo. Tra i suoi principali sostenitori ci fu Claude Lévi-Strauss. Aveva conosciuto le culture amazzoniche inBrasile. Lévi-Strauss rifiutava ogni gerarchia culturale. Affermava che le arcaiche strutture dei popoli ancora non coinvolti nella storia, garantivano un modestissimo tenore di vita. In ciò salvaguardando l’ambiente non conoscevano sfruttamento e conflitti al loro interno. Alle moderne “società calde” contrappose le “società fredde”. Nelle società fredde esisteva pochissimo disordine, perchè si trovavano in uno stato di entropia con l’ambiente naturale e sociale. 

Prosegue Lepre a pag. 402. L’eredità più duratura del 68′ non riguardò la politica ma il costume

Il 68′ fu provocato da un attentato alla personalità individuale: ovvero all’unica vera conquista del 900. L’eccessivo conformismo degli anni 60 rischiò di soffocare l’individualità. Ne emerse una ribellione che attaccò l’intero sistema di valori dell’Occidente. Quegli stessi valori di libertà che contemporaneamente i coetanei cecoslovacchi desiderarono nella Primavera di Praga. La confusione fu totale. La giusta critica al conformismo sociale declinò in sterile esibizionismo individuale. In questo un massiccio ricorso alle droghe, al sesso e altre devianze da mostrare nella società.

Ecco uno dei punti critici dell’intera vicenda. Da conformismo si passò per reazione all’esibizionismo. 

L’esibizionismo richiede sempre un importante (e malato) individualismo. Nel momento in cui la versione politica del 68′ fallì, ripiegò nel multiculturalismo. Un atteggiamento acritico d’accettazione del nuovo, purché tale fosse. E’ il “nuovo” che si cercò in qualsiasi forma fosse. In pratica lo stesso “difetto” della modernità d’inizio secolo.

Oggi il multiculturalismo ha ucciso il senso critico.