Non sono ancora giunti a maturazione alcuni passaggi, relativi al quadro politico nazionale perchè nessuno ha capito nulla sul reshoring, benchè le prospettive in negativo, inizino a concretizzarsi.

SUL PIANO ECONOMICO MANCA IL QUADRO COMPLESSIVO

L’attuale dirigenza italiana non ha ancora compreso come gestire la difficile situazione economica italiana, che prosegue a scivolare verso situazioni del tipo “modello Grecia”, per quanto possa apparire assurdo. Indubbiamente gli italiani non sono i greci (senza con questo offendere nessuno) ma non ci sono dubbi che siamo ancora lontani da una credibile strategia d’uscita dalla crisi. Specificatamente nessuno si è mai posto il problema di capire i processi di reshoring, già applicati con successo sia negli Stati Uniti che più recentemente in Gran Bretagna. La stessa parola “reshoring” è sconosciuta al grande dibattito economico.

Il concetto è semplice e richiede una premessa: solo il lavoro, in termini di quantità di persone in attività è in grado di restituire benessere alla Nazione.

“Il lavoro” è stato delocalizzato. Avviare politiche di rientro in patria d’aziende precedentemente trasferite all’estero, per produrre in altra localizzazione lucrando sui bassi costi del lavoro, quanto il mercato italiano richiede in beni e servizi, rappresenta ala base per uscire dalla crisi (il rientro in patria si chiama: reshoring). Questo processo di “ritorno a casa” implica, sia l’applicazione di dazi alle frontiere che iniziative di finanza agevolata. Nel caso di trasferimento delle imprese in Austria, Svizzera, Croazia o Slovenia, quindi all’interno dello spazio europeo, servono altrettante procedure fiscali e dogali, tali da scoraggiarne la permanenza se vogliono proseguire a produrre per il mercato italiano. Ben venga il loro trasferimento se funzionale a proiettarsi verso nuovi mercati, ma non quello italiano dove le merci per affluire dovrebbero essere comunitarie o soggette a importanti dazi, almeno quando la Cina, il Brasile e altri paesi applicano in ragione del quasi 40% di tasse all’import.

Nessuno ha mai aperto questo ragionamento per quanto complesso sia. Il reshoring resta noto ma sconosciuto.  Certamente la disoccupazione giovanile, cresciuta al 43,2% e quella generale al 13% attestano l’assenza di una concreta politica economica nel nostro paese, dove si prosegue a inseguire “le farfalle” senza cogliere i reali problemi. Ad esempio, come mai una cooperativa non paga le tasse se svolge la stessa attività di una Spa? Il riferimento corre alla nota polemica tra il marchio Esselunga e la Coop, che ancora non è entrato nell’agenza fiscale del governo. L’assenza di prese di posizione di questo livello, comporta alla crisi di proseguire mietendo dolore e solitudine nella Nazione, che dovrebbe consolarsi dalla chiusura del Senato quale secondo ramo del Parlamento.

reshoring

IL QUADRO POLITICO NAZIONALE

L’inadeguatezza alla guida del Paese da parte del principale partito di sinistra, è conclamato sia nell’assenza di concretezza che dalla presenza di due anime non conciliabili. Laddove il sindacato e l’area di sinistra del PD è fermo al 1945 ballando “Bella ciao”, tradendo la missione del sindacato nella società moderna, l’ala di destra dello stesso PD non riesce ad essere concreta. Da qui lo stallo.

Nulla si può ancora dire sulla destra, che è in fase di riorganizzazione.

I restanti partiti strillano qualcosa.

L’ASSENZA DEI GRANDI TEMI NELL’AGENDA ITALIA

Quanto deve costare lo Stato in percentuale sul PIL? Negli Stati Uniti, prima che i conti saltassero, il grande dibattito era concentrato tra il 14% del PIL alla Pubblica Amministrazione dei repubblicani e il 20% proposto dai democratici oltre all’applicazione delle politiche di reshoring

Che tipo di vivibilità nella società deriva da queste cifre? Nessuno sa spiegarlo in Italia!

Nel nostro Paese quanto deve costante lo Stato se uno studente impegna la finanza pubblica per 6.500/anno? Non è forse il caso d’aprire un dibattito per cui lo Stato evolve da esecutore di servizi a controllore, aprendo all’iniziativa privata? (idea di destra, però dotata di una sua ineguagliabile fondatezza).

Non basta: quanto multietnica dev’essere la società italiana sprovvista di un progetto d’educazione-assimilazione per immigrati? Chi entra in Italia e vuole viverci, deve diventare italiano (come negli Stati Uniti assume la posizione d’americano per cui “americani” si diventa senza doverci nascere) oppure resta eternamente una “terra di mezzo?” Conosco aziende importanti che hanno in servizio, da anni, degli immigrati analfabeti e non vogliono che si facciano corsi d’italiano nelle ore di lavoro (quando faticosamente hanno accettato di fare questo tipo di formazione a beneficio dei lavoratori) Anche questo è un problema per la tenuta della società.

L’Europa: qual è lo stile italiano nella Comunità europea?

Infine, può un personaggio non votato da nessuno rappresentare tutti gli italiani, pur essendo privo di legittimazione politica? Il riferimento corre al Signor Renzi che contribuisce, nella sua posizione all’anomalia italiana, dove tutto è possibile tranne cogliere l’essenza dei problemi dove il reshoring resta una parola.