Lincoln, Abraham Lincoln, il Presidente che sancisce, suo malgrado, la secessione che seguirà alla sua vittoria elettorale.

La traccia per meditare su questi appunti, come noto, si trova nel testo di Luraghi che così descrive (magnificamente) il personaggio a pagina 211: Proprio mentre Lincoln stava per insediarsi alla Presidenza degli Stati Uniti, Cavour vedeva la sua opera quasi al culmine. Di lì a tre mesi egli sarebbe sceso nella tomba. Quattro anni dopo Lincoln avrebbe avuto un destino stranamente simile: quello di mancare al suo paese e al suo partito proprio nell’ora suprema, nella crisi di passaggio tra due ere; e, come Cavour, Lincoln avrebbe lasciato la direzione della politica nelle mani di uomini (che sotto l’aspetto di continuatori dell’opera sua) ne sarebbero stati in realtà i capovolgitori e gli eversori.

Particolarmente originale e interessante questo parallelismo tra Cavour e Lincoln.

Nel dettaglio della secessione Luraghi spiega: Ai suoi occhi il colpevole errore dei capi sudisti non era quello di difendere la schiavitù: abbiamo visto quale fosse il suo atteggiamento e il suo pensiero in proposito. Era invece quello d’aver spezzato l’Unione, d’aver cercato d’interrompere il processo di trasformazione dell’Unione stessa nella “Grande Repubblica”, in altre parole d’essersi levati contro il processo di formazione della nazione americana. Washington, Jefferson, i capi della Rivoluzione avevano dato l’indipendenza ai coloni d’America: ma essi non avevano foggiato (né era loro stato possibile) una sola nazione. Il processo di formazione della nazione americana era stato allora solo avviato: ed ora questa nazione doveva sorgere, salda, unita, omogenea, capace d’armonizzare gli interessi del Mezzogiorno e del Settentrione. 

A pagina 212: Abbiamo citato prima il nome di Cavour non a caso. Perchè Lincoln era veramente il Cavour di questo nuovo risorgimento americano le cui battaglie stavano per combattersi. E come per Cavour il processo d’unificazione nazionale italiana doveva portare non ad un’Italia qualunque, ma ad un’Italia liberale e parlamentare, così per Lincoln la “Grande Repubblica” doveva essere essenzialmente fondata su uno sviluppo ulteriore della democrazia. 

A seguire altri approfondimenti.