L’errore di credere alla belle favole che addormentano la mente: la solidarietà è una balla di sinistra. 

L’errore di credere. Orfani dai grandi concetti, quali sono stati la libertà contro dittatura (chissà perché la Cina d’oggi non è percepita per quello che è) dal 1990 la società civile occidentale è andata a caccia di nuovi valori.

Se i partiti hanno perso il loro ruolo di guida ideologica, quindi il sindacato è tornato a curare un centro d’interessi, la contrapposizione militare tra blocchi non è più un punto di riferimento, che cosa resta?

In un mondo di disoccupati dai valori, il punto di coagulo è l’Io. Ecco che il nichilismo (conflittualità permanente con se stessi e tutti gli altri in perfetta salsa egoistica – le gente non sorride più) diventa il nostro modo di fare una guerra globale contro tutto. Dal nichilismo (povertà umana e spirituale) si passa a un uso liturgico della sessualità, elevata all’altare della libertà individuale (ad esempio l’omosessualità è una patologia o una normale scelta tra le possibili?) Da questa ricerca d’identità perduta, scaturisce anche l’uso-abuso di alcol e stupefacenti, la conflittualità di coppia, l’incapacità a studiare per capire, anziché raccontare concetti a pappagallo e quindi in una parola la decadenza della personalità umana.

Decadere significa anche non sapersi più confrontare, per cui se fino alla seconda guerra mondiale le culture avevano un ordine verticale per importanza (non oggettivo ma imposto), oggi sono tutte allineate orizzontalmente per cui la diversità non è più confrontabile e criticabile, ma accettata per quella che è. Da questo nuovo punto di vista (che non è necessariamente corretto solo perché nuovo) nasce l’incapacità al confronto, ovvero la solidarietà fine a se stessa.

Approfonditi i concetti di fondo, senza i quali mancherebbero gli strumenti per capire cosa accade, immaginiamo in pura fantapolitica, cosa sarebbe accaduto se i primi 10 barconi d’immigrati clandestini, giunti a Lampedusa, anziché passivamente sbarcare, fossero stati riforniti in mare e traghettati nuovamente nelle acque territoriali tunisine?

Il nostro paese ha sbagliato lasciandosi invadere da oltre 10 milioni d’immigrati (dal 1990 ad oggi), non provenienti da aree di guerra, contribuendo allo sviluppo di un’industria: quella del traffico clandestino di persone! Avendo sbagliato, in perfetto stile nichilista, non sappiamo fare un esame di coscienza e ci offendiamo se tutta l’Europa stende un cordone sanitario sui nostri confini, per evitare che gli immigrati dilaghino (invadano) il vecchio continente.

Se la “crisi” verso l’Europa, sia anche espressione di un collasso della moneta unica, dalla quale tutti iniziano a prendere le distanze, anche questo aspetto va preso in considerazione.

Nell’enfasi da vuoto di politica nazionale, il nostro Paese si è lanciato sull’Europa, negli anni che furono, come se fosse la soluzione a tutto.

A questo punto è molto probabile un robusto ridimensionamento di una UE che da integrazione politica, torni ad essere solo un’area di coordinazione economica, come è giusto che sia, lasciando i singoli paesi liberi d’impostare le loro leggi e politiche, a seconda della situazioni socio-economiche specifiche. Ci riproveranno le prossime generazioni; quelle oggi in carica non hanno la stoffa per realizzare gli stati uniti d’Europa. Ipotizzando un ridimensionamento del concetto di UE dal politico al solo economico, cosa cambia per le nostre imprese e noi stessi? Assolutamente nulla.

Il decadimento dell’Europa politica è un problema solo per coloro che vivono di politica e di posti, agi, nicchie di potere. L’errore di credere è molto diffuso specie verso la Ue.

Quanto non è più cancellabile è la cultura dei rapporti, che si sono aperti tra persone e imprese, nel tessuto continentale europeo, da considerarsi irreversibile. Però c’è da precisare un passaggio. Mai nessuno si dimentichi il nesso culturale. Noi siamo europei e occidentali. Gli altri sono (vedi Huntington) latino americani, africani, islamici sinnici, indù etc..

Quando a cavallo del precedente secolo siamo stati costretti a emigrare, eravamo occidentali dentro l’occidente, mentre oggi il problema è diverso e non comparabile con la nostra storia. Negli USA l’immigrazione tra razze diverse è stato un successo, perché congiunto a un processo d’integrazione e assimilazione: una nazione, una bandiera, un credo.

Se la nostra comunità non impara a confrontarsi con le diverse culture, chiarendo le differenze e assimilandole, allora ci allontaneremo dall’Europa perdendo anche gli attuali contatti costruiti negli ultimi 60 anni. Quindi il rischio da eccesso d’immigrazione, non è solo il favorire la formazione di una nazione nella nazione a casa nostra (vedi quando accaduto in Libano dagli anni Settanta, che da ospiti – profughi – i palestinesi sono diventati i padroni come oggi si chiamano gli Hezbollah) ma anche di confermare e consolidare il cordone sanitario eretto dai francesi e tedeschi contro di noi.

In una parola siamo noi stessi che stiamo sabotando il concetto d’Europa, incapaci di capire i limiti e il senso della parola solidarietà. Stiamo perseverando nell’errore di credere.

In tutto ciò il mito della solidarietà per importare immigrati (a favore elettorale di un partito solo – il PD) rientra in quello che qui ora definiamo l’errore del credere.