L’equivoco sul “salvare” immigrati che non si vuole chiarire. In Italia si discute “giuridicamente” sul salvataggio obbligatorio, in mare, per i naufraghi. Concettualmente potrebbe essere giusto se si trattasse di veri naufraghi non di gente in voluto trasferimento.

L’equivoco sul salvare immigrati poggia su un errore di fondo voluto e colpevole. Si tratta della confusione tra naufraghi (persone che non sono partite per affogare) e gente che ha scelto l’abbandono in mare. Perchè l’Occidente si è voluto far coinvolgere da questa presa in giro? Come mai è stato possibile confondere la parola “salvare” con un’azione di traghettamento d’importazione immigrati? Vuoi vedere che gli scafisti siamo noi?

Sono domande inquietanti che poggiano tutte su un voluto equivoco.

Per quanto tempo ancora è possibile proseguire a insistere su un errore? L’equivoco sul salvare immigrati è una balla.

Chiarito l’abuso del concetto “salvare” da sostituire con “tassinaggio o peggio siamo noi gli scafisti” il punto ora è rovesciato. A chi giova avere 10 milioni d’immigrati in Italia, tra i 5 milioni regolari e 5 a piede libero? Il discorso si complica e coinvolge la Ue, che non vuole immigrati e paga l’Italia, la Grecia e la Turchia, per tenerli fuori. Non solo, l’interesse all’emigrazione coglie il Vaticano nella “gestione di questo Papa”. Infine anche il Partito democratico, nella ricerca di nuovo elettorato da sostituire a quello italiano non sensibile all’ex PCI. In pratica troppa gente/Enti hanno un reale interesse a comportarsi come uno scafista.

L’equivoco sul salvare immigrati, resta il segno di una società globalizzata e superficiale. Giustamente il sociologo Bauman ha già definito tutto questo LA SINTESI DI UN PENSIERO MAI SVILUPPATO. E’ possibile pensare a un mondo migliore dove l’immigrato contribuisce a pulire e rimettere in sesto casa propria anzichè cercare di vivere nella nostra? Il primo passo in questa direzione è stato compiuto con la chiusura dei porti.