La giustizia ingiusta quindi piena sfiducia alla magistratura.

La giustizia ingiusta è un concetto che nasce dal comportamento della stessa magistratura verso l’utenza e i cittadini. Ad esempio, un pubblico ministero dichiara non ammissibile un processo per assenza di reati e il processo si celebra lo stesso. E’ il caso molto frequente in materia fiscale dove l’Agenzia delle Entrate s’impunta comunque, per avere un processo a tutti i costi. Non è finita. Il cittadino che è dichiarato assolto da un processo, subisce altro processo se il pubblico ministero si appella. La differenza è che il privato deve pagare i costi morali e pratici della causa, mentre il magistrato abusa della sua funzione inquirente.

Perchè accade tutto ciò? Da queste prime considerazioni nasce il concetto “la giustizia ingiusta”.

Allo stato attuale il magistrato dispone di un budget di spesa di fatto illimitato. Il cittadino che si deve/vuole difendere, paga di tasca sua la difesa. E’ gioco forza che qualcosa non quadra, in particolare sul civile e amministrativo. Cosa fare? Ovviamente “la giustizia” deve seguire il proprio corso e questo è sano come giusto. Però lo strapotere dell’organo inquirente, capace di chiedere in forma disinvolta l’appello (che non paga lui) in presenza d’assoluzione dell’imputato, la dice lunga. Qui la giustizia non quadra, anzi la giustizia ingiusta.

Ci sono alternative a questo stato di cose che criminalizza il cittadino in un girone dantesco infernale?

In effetti ci sono, attuando delle riforme a costo zero in nome della civiltà giuridica. Infatti questo scritto costituisce lettera aperta all’attuale esecutivo italiano. Il passaggio epocale riguarda uno Stato, il fisco, la “giustizia” etc, da oppressore sul cittadino che possa evolvere in servizio alla Nazione. Oggi non è così. Tradotto in pratica va totalmente rivista la figura del Pubblico Ministero, quel PM che si appella anche in presenza di una sentenza di assoluzione del cittadino.