Fatti sconosciuti o appena accennati: le foibe nel 2017
Intervista a un professore.
Caro prof Carlini, insegnando spiega sempre ai suoi allievi cos’è accaduto a Trieste nel 1945 e in particolare gli eventi riferiti alle foibe. Perché trasmette alle giovani generazioni questi ricordi?
Prof. Carlini. Vedo lo stupore dipinto sul viso di ogni studente, ogni anno, quando tocco l’argomento. Solitamente vengo seguito con attenzione da tutti, ma su quest’argomento c’è sempre una risposta studentesca eccezionalmente alta. Non solo, i ragazzi riportando a casa la lezione, diventa argomento di conversazione. Inoltre pretendo che vengano presi gli appunti e durante le interrogazioni, nei mesi successivi, tutti rispondono bene e con ricchezza di particolari, da ricerche svolte a titolo personale.
Perché accade questo?
Gli studenti non studiano finchè è tollerata l’ignoranza!
Specificatamente sulle foibe, da bimbo ho vissuto a Sagrado, sul confine dell’allora Yugoslavia. Il mio papà un Ufficiale EI in servizio. Di fronte alla casa dove abitavamo (ex carcere austriaco) si posizionava una sentinella italiana. Il suo compito era presidiare il sentiero, nei boschi, nel versante italiano. La mia passione era quella di stare con la sentinella, mangiando le gallette e facendogli compagnia. La sera, mio padre che sapeva dove era posizionata la guardia, recuperandomi ormai addormentato, mi riconduceva a casa. Sto parlando del 1962. Sono nato sulla frontiera e ne conosco il senso.
Le foibe, ancor oggi nel 2017, rappresentano una frontiera tra la civiltà (che spesso si addormenta se non destata all’attenzione) e le barbarie (sempre ossessivamente presenti nella nostra storia). Per conquistare la nostra dignità quotidiana, abbiamo bisogno di un termine di paragone che ci differenzi.
Le foibe rappresentano un’offesa alla civiltà e alla nostra comunità.
Per comunità intendo la società italiana che conserva un senso e un valore. Il punto non è chi abbia ragione o torto sui fatti accaduti a Trieste nel 1945 e il dolore degli esuli giuliani. La tortura fisica e morale, applicata sulla popolazione civile e inerme, è sempre un orrore dell’umanità. Lo è in Siria nel 2016, lo è stato nei Balcani negli anni 2000, lo è stato in Turchia con gli Armeni e quindi sugli italiani a Trieste nel 1945. E’ la barbarie che dobbiamo ricordare per sentirci civili e umani. Ecco perché la lezione è molto seguita dai miei studenti.
mi piace perchè è giusto ricordare e ricordare sempre le ingiustizie perpetrate nella storia da chiunque, rosso, giallo, verde, azzurro, nero…per dire di tutta la disumanità che c’è ancora ora e c’è stata in passato, nella storia di tutti gli uomini…ma chi ricorda sono sempre i poveri diavoli, e quelli che possono veramente evitare il perpetrarsi di queste cose orrende se ne fregano…meno male che i Suoi studenti si infervorano e cercano nella storia, e questo anche grazie a Lei che da le motivazioni giuste perchè loro si comportino così! Grazie!
Preso atto che sono davvero pochi i docenti che trattano delle foibe e dell’esodo degli Italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, il problema prima che scolastico è culturale e politico. Inoltre la parzialità, la dapochezza e il disinteresse di gran parte dei docenti non favoriscono un’inversione di rotta!
In questi giorni è sotto gli occhi di tutti l’ennesima assenza delle Istituzioni a Basovizza, monumento nazionale scelto non a caso a simbolo di questa tragica vicenda patria.
Il problema è a monte. C’è una preciso orientameno politico e culturale che non può permettersi di ammettere, inquadrare ex novo, riconoscere e di conseguenza divulgare i fatti che sconvolsero e segnarono definitivamene le sorti di questa parte d’Italia.
Farlo vorrebbe dire avviare un revisionismo storico, che in realtà è già in corso da anni ma che riguarda pochi eletti, che ancrebbe a toccare anche le precedenti vicende storiche depoliticizzandole e riconsegnandole alla Storia sotto nuova e più oggettiva luce. Di contro metterebbe in seria difficoltà uno Stato che trova nel mito fondativo della <> ( ormai declassata a mera <>) la base della stessa costituzione.
L’effetto domino provocherebbe una crisi profonda del sistema e una perdita d’identità difficile da colmare con nuovi valori di sinistra…poichè alla fine del discorso questo è il problema.
E se è altresì un dato di fatto che la cultura nazionale sia in mano alla sinistra, nonostante gli sforzi la controparte stenta a farsi ascoltare per le ragioni più varie, prima di tutto per l’esiguo numero di persone capaci di affrontare con il dovuto rigore quesi fatti.
in effetti c’è un grave problema nella scuola dove l’attuale generazione di docenti è troppo simile alla figura e stereotipo dell’ “impiegato dello stato” ovvero un soggetto che si limita al necessario e tendenzialmente presuntuoso. Mi dispiace.
cara Elena, sulla distrazione da parte delle istituzioni la domanda che rivolgo a te è: cosa pretendi? L’unica cosa è ricordarsene alle elezioni e andare a votare!
Mi spiace, ma è troppo facile liquidarla in questo modo.
Elezioni om non elezioni, le Istituzioni sono latitanti.
Anzi!
In odor di elezioni diventano come il purcit si sant’Antoni.
Comunque
a dimostrazione delle mie tesi
La invito a leggere l’articolo del Menzoniero Veneto che ho postato su fb.
Sono sgomenta e turbata al tempo stesso.
Questo regime in spe va abbattuto!
grazie per il commento ma è riferito all’articolo sulle foibe o altro spunto?
Certi orrori dovrebbero scuotere le coscienze e servire davvero per educare a non ripeterli. Ma periodicamente l’uomo ripercorre la strada delle atrocita’. Credo che alla base ci sia ignoranza, mancanza di senso civico e assenza di ideali. Per fare in modo che la storia non sia stata inutile e per rispetto a tanti martiri e’ indispensabile dare alle nuove generazioni qualcosa di valido in cui credere, in modo da farli uscire dallo stato di letargia cognitiva in cui il mondo sta precipitando.
grazie Signora Angela per il Suo pensiero. Sa cosa c’è che non funziona a mio parere? Non abbiamo un corpo docenti adeguato a trasmettere valori da una generazione all’altra. In realtà è in servizio un esercito d’insegnanti molto preoccupato e sfiduciato sul piano economico e normativo ma poco propenso a studiare e produrre pensiero anche oltre il “programma ministeriale”.