Inventarsi una festa al posto di un’altra nell’atto della celebrazione, vuol dire voler produrre confusione. La confusione è il frutto della globalizzazione dove tutto è indistinto, poco chiaro e confuso. La stessa immigrazione cerca di confondere le diversità.

Il ricordo corre agli sterili tentativi della sinistra italiana nel voler cambiare il nome al Natale.

Allora (o forse ancora adesso nelle aree più immature della Nazione) si cerca di chiamare il Natale come la festa dell’inverno. In altri casi è stato sostituito il nome di Natale alla festa dell’albero. Etc..

Si tratta di eventi d’immaturità culturale con un chiaro intento destabilizzante. L’obiettivo è cercare originalità e attenzione dagli altri.

In pratica “l’inventore” di un qualcosa di diverso è un malato megalomane in cerca d’attenzioni e visibilità. Si tratta di personaggi in proliferazione in era globalizzata dove tutto è volutamente modificato.

Inventarsi un qualcosa di nuovo che cambi le tradizioni ha un senso? Certo! Serve per esibizionismo (lo abbiamo già scoperto) ma in particolare è necessario per a creare incertezza. Un’area del non so che, non so cosa, dove le formule risolutive sono già belle che fatte.

Questo è il comportamento tipico del P.C.I. oggi trasformato e chiamato PD. E’ la sinistra che si comporta in questo modo cercando nuovo elettorato destabilizzando la società. Tradotto in altri termini possiamo chiamarlo anche terrorismo culturale.

Nel fascino del nuovo, l’inventarsi l’acqua calda trova sempre adepti che non sapendo come distinguersi abbracciano ogni “novità”. E qui si perviene a un punto critico della modernità.

E’ STUPIDA QUELLA MODERNITA’ CHE ACCETTA ACRITICAMENTE OGNI NOVITA’.

Al contrario è saggio aprirsi al nuovo in forma critica e dialogante.

Nel caso fossimo con la mente aperta è palese che il 2 giugno è la festa della Repubblica e delle Forze Armate. Non è la festa dei sindaci, dei civili o borghesi, dalla Croce Rossa, delle guardie carcerarie, dei room o degli immigrati.