In pandemia, in aprile/maggio 2021 si scrive India, ma si pronuncia Italia, relativamente a un’impennata paurosa dell’infezione polmonare di fonte cinese.

L’India, diretta da un Primo Ministro che ha fatto della limitazione del denaro contante una crociata e missione, si è trovato in questi mesi nell’urgente necessità d’aprire la campagna elettorale. Evidentemente la riduzione del contante come mezzo di pagamento non paga. L’aver aperto a tutti gli effetti la politica tra la gente e nelle piazze, ha sviluppato l’infezione polmonare cinese in forme devastanti. Perchè accade questo?

L’India come l’Italia in pandemia ha giocato all’ottimismo. Anche nel nostro Paese c’è nel “Governo” (diretto da un non votato da nessuno) un cosiddetto “rischio calcolato” che ha portato all’apertura d’attività non necessarie. Bar, ristoranti e alberghi non sono realtà strategiche come al contrario un ospedale, supermercati alimentari, fabbriche, trasporti, agricoltura, forze armate, di polizia e Vigili del Fuoco.

Il fallimento a catena di qualcosa non necessario rientra nel rischio d’impresa.

Il Governo, ed è comprensibile, cerca “la moglie ubriaca con la botte piena“. Peccato che una strategia di questo tipo si paghi a colpi di morti in pandemia.

La politica d’aperture dei ristoranti e dell’accesso alle classi a scuola è fallimentare per un motivo semplice. I vaccinati sono gli anziani che solitamente restano a casa, ma il barista che serve il caffè, il cameriere ai tavoli e la cassiera del supermercato sono TUTTI non vaccinati.

La non vaccinazione dei cittadini al lavoro rappresenta una festa per il virus cinese.

Con la recente liberazione al consumo gli italiani sono diventati cibo per virus in forme più audaci rispetto a pochi giorni fa.

Non avendo una massa vaccinata sui luoghi di lavoro, non ci sono dubbi che la diffusione sia massiccia e importante.

Arriveremo anche noi ai roghi per strada per bruciare i cadaveri infetti deceduti?

Francamente, chi paga i danni per i morti da polmonite cinese, la Cina?