L’immigrazione in Italia è uno scandalo

 Recentemente sono decedute molte persone cercando di raggiungere illegalmente le coste meridionali dell’Italia. Non è una novità. Il punto non è quante ne muoiano o si salvino, ma l’assenza di una politica dell’immigrazione che stabilisca chi e quante persone possano effettivamente entrare in questo paese.

Mi spiego meglio. Che personalmente sia favorevole ai filippini anziché gli islamici conta poco, il concetto è un altro, in base a quale necessità, legge, o bisogno nazionale entrano nel Paese gli immigrati? Chi li ha chiamati e a cosa servono? Non solo, ma l’immigrato va integrato nella comunità nazionale oppure resta un ospite?

Recentemente ho insegnato italiano in un’azienda italiana forte di 150 dipendenti con 56 anni di vita sulle spalle. Ebbene diversi dipendenti extracomunitari in servizio in quell’impresa da oltre 15 anni, sono dei completi analfabeti, in grado appena di borbottare qualche parola d’italiano ma non di più. E’ giusto? In mezzo a tutti questi particolari, per capirsi è necessario stabilire una regola. In questo caso la regola risponde a una politica d’immigrazione che sia una legge per capire quanti immigrati possano entrare in Italia, perché, con quali caratteristiche e chi li chiama. Stabilita la regola dove per esempio, non accettiamo chi non si integra, senza con questo perdere la sua religione e abitudini (mai dal Medio Evo la religione è stata così importante, confermando come i paesi arabi siano arretrati di 500 anni rispetto l’Occidente) si potrebbe anche giungere al punto che l’Italia sia un paese chiuso a nuova immigrazione. Chiuso per eccesso di sbarchi. Questo vuol dire assistere che arriva, ma rispedirlo indietro entro 24-48 ore senza indugio o pietà alcuna.

Ecco il vantaggio di una regola che sia METODO DI IMMIGRAZIONE.

E’ palese che chi scrive non ha alcun interesse nell’immigrazione che considera come frattura sociale e quindi danno alla comunità.

L’immigrazione in Italia è il frutto dell’ingerenza della Chiesa nella vita sociale del paese. Iniziò con il papa polacco a favore dei suoi conterranei per proseguire con gli albanesi. La Caritas fu ed è ancora lo strumento operativo dell’ingerenza della chiesa nella vita italiana. Da allora non è mai stato posto sotto referendum alcun provvedimento a favore o contro l’immigrazione. Perché? Comunque, evitando ogni polemica dove il referendum sarebbe saggio come atto di democrazia matura, certamente quanto urge è finalmente una politica dell’immigrazione in Italia che chiarisca chi entra, come, chi lo chiama, dove vive e quando chiudere le frontiere. Un atto di civiltà di questo tipo non è considerabile all’altezza dell’attuale governo pro-tempore. Si spera nel prossimo, con un leader effettivamente eletto dalla Nazione, anziché un ennesimo colpo di mano presidenziale come già avvenuto più volte a danno della Costituzione e del Paese, per responsabilità del precedente Presidente della Repubblica, ancora non chiamato a rispondere per le sue responsabilità nel tradimento delle regole istituzionali.

 

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