Perchè sentirsi contrari all’EXPO
Oggi ha aperto l’EXPO a Milano; non tutti si sentono coinvolti nell’evento.
A dir la verità tutte le persone sono partecipi al fatto, ciò che cambia è l’atteggiamento dove una parte importante se ne dichiara ostile. Perché?
Essendo l’EXPO una manifestazione culturale non dovrebbe generare alcun senso d’estraneità, anzi, la partecipazione dovrebbe essere unanime. Purtroppo non tutti i fatti sono sempre così lineari e puliti.
In questo momento, in Italia c’è un governo diretto da un personaggio che nessuno ha eletto e nonostante ciò si trova “incaricato” nel ruolo di Presidente del consiglio dei ministri.
In realtà si tratta dell’ulteriore conferma dell’anomalia italiana dove tutto è possibile.
Per diretta conseguenza di questo colpo di stato in bianco, se dovesse esserci una giornata di sole con clima gradevole, il governo se ne impossessa nei termini di pubblicità. La pubblicità su tutto e ogni aspetto, esprime il reale lavoro del governo che in effetti sta provando a rinnovare il paese, ma non sui temi che effettivamente necessitano.
A fronte di una eccezionale disoccupazione il governo è nudo. Relativamente a quella giovanile, di fronte a una media europea del 21% in Italia siamo al 43%.
Su piano più generale il governo è incapace di pensare nei termini di reshoring (rientro in patria delle aziende precedentemente demoralizzare grazia e una serie di vantaggi fiscali) per fronteggiare la carenza di lavoro.
Impegnati a fare tanto per non far nulla (riforma del Senato o della legge elettorale) l’EXPO è diventato tema di lavoro governativo il cui successo consiste nell’essere riusciti ad aprire in tempo.
Forse è bene approfondire questo tema.
Il successo non è nell’aver gestito l’EXPO ma nell’essere riusciti a mantenere gli impegni aprendo i battenti alla data convenuta, dopo un’impressionate serie di scandali e arresti in un generalizzato sperpero clamoroso di denaro.
Certo che se aprire una fiera internazionale comporta una mobilitazione nazionale tra carabinieri che arrestano, magistratura che dirige i lavori (che anomalia!) denaro che sfugge in ogni forma, contratti stipulati a ragazzi che appaino non trasparenti (pagati oppure volontariato) tutto ciò conferma uno stato d’emergenza endemico da paese immaturo.
In un contesto di questo tipo l’EXPO non piace non tanto in se come manifestazione, ma per ogni aspetto che ha sino ad ora rappresentato e per il governo che se n’è appropriato come di un “fatto suo”.
Ancora una volta il governo è alla ricerca disperata di meriti dimenticandosi di dichiarare, l’Italia un paese chiuso all’immigrazione clandestina per eccesso di sbarchi.
In pratica stiamo parlando di dilettanti (tra l’altro senza il consenso popolare espresso mezzo voto) alla guida della Nazione.
Come può piacere l’EXPO in una situazione del genere anche se non dovrebbe esserne coinvolto?
Oltre a tutto quando qui espresso c’è dell’altro: il modello di sviluppo.
Expo propone un modello di sviluppo all’Italia basato sui servizi: turismo e ristorazione. Si tratta di modelli che non sanno offrire il tempo indeterminato e la stabilità lavorativa a una nazione malata di debito pubblico e disoccupazione. In Italia manca la certezza (non precarietà del lavoro). Solo l’industria sa offrire questa “certezza” di sviluppo, il terziario no.