Illusione italiana sulla pioggia di miliardi dall’Unione Europea.

Ci sono due aspetti che oggi preoccupano osservando il nostro Paese.

Il primo è l’attesa per i nuovi fondi che esclude ogni forma di riorganizzazione e riscossa nazionale. Peccato dire che quei fondi non arrivino per un motivo semplice. 20 giorni fa l’Europa comunitaria non era appestata dal virus cinese, oggi lo è. Chi è quel pazzo che sottrae soldi al proprio paese, sotto pandemia, per regalarli agli italiani come da accordi che non andranno confermati?

C’è un secondo punto da considerare: il modello di sviluppo. La stessa Grecia, giorni fa, per bocca del suo leader ha ammesso d’aver errato modello di sviluppo. Significa che l’aver puntato tutto sul turismo ha esposto il Paese alla povertà. Il turismo oggi c’è, ma domani non ha alcun motivo per tornare. Ne consegue che il terziario non è un modello sul quale costruire il futuro.

Peccato che l’Italia si sia lanciata sul terziario. I nuovi imprenditori non sono ingegneri o chimici, ma albergatori e ristoratori.

Mamma mia che disastro! 

Non si è ancora aperto un dibattito serio su modelli alternativi di sviluppo (forse non c’è la capacità di farlo).

L’economia circolare e il verde non sono un modello di sviluppo ma un atteggiamento di consumo.

A noi servono le industrie non alberghi!

L’unica discussione che il non eletto da nessuno, il Giuseppe Conte, porta avanti, è come spendere i soldi regalati dalla Ue. Ecco a cosa è ridotta l’Italia sotto l’inizio della seconda fase della pandemia cinese.

In un paese che è fallito, avendo superato il 150% d’indebitamento sul PIL (oggi è al 165% con la recente manovra d’agosto 2020 per 25 miliardi di altro buco nei conti dello Stato) non si riesce a discutere di riscatto. L’unico atteggiamento che c’è dalla politica è lo sfregarsi le mani chiedendosi come spendere soldi regalati.

Veramente sarebbe questo il Governo alla guida della Nazione? Qualcuno si rende conto della bestialità in atto e l’urgenza di ritrovarci di fronte alle urne? Ecco dove nasce l’illusione italiana.

Destinato a restare vox clamantis in deserto.