Il ROE (return of equity) è un indice di bilancio. Gli indici sono dei rapporti (divisioni) tra un valore e l’altro. Al contrario i margini sono delle differenze.

Va rammentato come il ROE spieghi QUANTO RENDE IL CAPITALE INVESTITO IN AZIENDA, QUELLO PROPRIO. Il confronto, per capire se il ROE è adeguato o no avviene tra il tasso d’investimento dei titoli pubblici, la borsa e soprattutto le altre imprese similari per settore merceologico.

L’industria manifatturiera oscilla su un ROE tra il 6 e il 9% (si veda il richiamo al rapporto Unioncamere qui sotto citato nel periodo 2006-2015). Il settore dei servizi si attesta tra il 4 e il 6%. La grande distribuzione, GDO, tra il 3 e il 6% Avere un ROE del 3% ad esempio comporta un confronto con gli investimenti possibili e i risultati conseguiti “dagli altri” che compongono il segmento d’attività.

Il ROI (return of investment) esprime invece il rendimento di TUTTI i capitali presenti in azienda (capitale proprio + quello di terzi). Il suo valore reale valore si ottiene per differenza con il ROD ovvero il costo in interessi pagati sul capitale di terzi. Ne deriva che a un ROI del 7% è necessario sottrarre il ROD (ad esempio del 3%) per poter essere valutato. Quindi 7 – 3 = 4%.

Per maggior chiarezza qui esposta una tabella con i 24 tra indici e margini più diffusi prelevati da un bilancio riclassificato:

24 indicatori tra margini e indici formula 31/12/19 31/12/18
Indice di elasticità degli impieghi Attivo corrente/Totale degli impieghi 86,94 88,21
Indice di rigidità degli impieghi Immobilizzazioni /Totale impieghi 13,06 11,79
Indice di autonomia finanziaria detto anche incidenza del capitale proprio Capitale proprio/Totale delle fonti 0,30 0,24
Indice di dipendenza finanziaria detto anche incidenza dei debiti e medio e lungo termine Capitale di terzi/Totale delle fonti 0,70 0,76
Indice d’indebitamento (LEVERAGE) Totale degli impieghi/Capitale proprio 3,38 4,19
Quoziente d’indebitamento Capitale di terzi/Capitale proprio 2,38 3,19
CCN – Capitale CIRCOLANTE netto (margine) Attivo corrente -Debiti a breve 11.572.954 11.828.134
Indice di disponibilità Attivo corrente/Debiti a breve 1,56 1,49
Margine di tesoreria Liquidità immediate più differite – Pass. Correnti -1.831.726 -1.198.620
Indice di liquidità Liquidità immediate più differite /Pass. Correnti 0,91 0,95
Margine di struttura essenziale Capitale proprio – Immobilizzazioni 6.084.510 4.931.702
Quoziente di autocopertura delle imm/Indice primario di struttura Capitale proprio/Immobilizzazioni 2,26 2,02
Margine di struttura globale Cap. proprio. + Pass. consolidate – Immobilizz. 11.572.954 11.828.134
Quoziente di copertura delle immob. Cap. proprio + Pass. consolidate/Immobilizz. 3,40 3,46
Indice di rotazione dell’attivo corrente A1 del CE/Attivo corrente 1,39 1,29
Indice di rotazione delle rimanenze A1 del CE/Disponibilità di magazzino 3,31 3,56
Indice di rotazione del capitale investito A1 del CE (Ricavi di vendita)/Totale delle fonti 1,20 1,14
Durata media concessa AI CLIENTI – indice di dilazione crediti vs clienti*365/tot crediti sorti nell’anno 365 365
Durata media ottenuta DAI FORNITORI – indice di dilazione debiti vs fornitori*365/tot debiti sorti nell’anno 365 365
ROE (redditività del capitale proprio) Utile/Capitale proprio 13,02 0,10
ROI (redditività dei capitali investiti in azienda) Reddito operativo/Totale degli impieghi 6,10 0,05
ROS (redditività delle vendite) Reddito operativo/A1 del CE (Ricavi di vendita) 5,06 0,04
ROD (incidenza degli oneri finanziari) Oneri finanziari/Capitale di terzi 1,08 0,01
Tasso di incidenza della gestione NON caratteristica Utile/Reddito operativo 0,63 0,55

Qui in particolare si vuole analizzare il ROE che apparentemente è semplice ma in realtà presenta delle specifiche difficoltà.

Come noto la formula di conteggio del ROE è utile fratto il capitale proprio ma è qui che s’incontrano le difficoltà. Leggendo i bilanci, nello Stato Patrimoniale, in Avere, è “facile” leggere il dato del Patrimonio Netto anziché il solo capitale proprio. Questo è un errore! ATTENZIONE a non confondere il capitale proprio con il patrimonio netto.

Quest’ultimo include il primo motivo per cui ci sono delle voci che non fanno parte del capitale proprio. Ad esempio l’utile e gli “utili a nuovo” sono voci estranee al capitale proprio.

Serve anche un’altra precisazione: E’ CAPITALE PROPRIO QUELLO DELL’AZIENDA INCORPORANDO ANCHE TUTTE LE RISERVE.

Nel calcolo del ROE bisogna stare attenti a porre in relazione l’utile con il capitale proprio ovvero capitale sociale più le riserve. 

In alcuni testi ed esami svolti di maturità capita di trovare una precisazione su questo conteggio. Il calcolo della riserva obbligatoria sugli utili da sommare al capitale proprio per ottenerne il valore per interno. Un esempio per chiarire: utili a 300mila dollari e Patrimonio Netto a 6.500.000 quant’è il ROE. Ci sono dei testi che procedono in questo modo:

Patrimonio netto (6.500.000) meno gli utili (300.000) = Capitale proprio pari a 6.200.000. In rispetto ed esecuzione dell’articolo 2430 del Codice Civile sulla riserva legale si somma al capitale proprio il 5% degli utili, ovvero 15.000. In realtà essendo le riserve diverse tra legale, statutaria, obbligatoria etc.. e sano conteggiare il 10% sull’utile motivo per cui si sommano 30mila dollari ai 6.200.000. In questo caso il capitale proprio è 6.230.000 che posto in relazione all’utile ci da un ROE al 4,82%. (300.000/6.230.000= x 100 = 4,82%)

Questo conteggio è considerato corretto dalla scrivente anche se non applicato da autori di rilievo (vedi Tramontana esami svolti del 2017).

Un’altra considerazione interessante è come a volte capiti di trovarsi con il ROE molto alto, ad esempio al 20% con il resto dei valori su livelli bassi/mediocri.

Perché accade questo? Vuol dire che il ROE non è un buon indice di bilancio?

Una patologia contabile di questo tipo è frequente in quelle imprese che hanno un modesto capitale sociale ed alti fatturati. Una combinazione di questo tipo falsa i conti. Ci sono imprese da 40milioni di dollari di fatturato con un capitale sociale d’appena 160.000 incluse le riserve. In queste condizioni un utile di soli 700mila dollari porta il ROE al 19% quando poi gli altri indici svelano la reale struttura dell’impresa.

Anche nell’esempio riportato si nota la stessa patologia contabile.

Il ROE è stato giustamente conteggiato al 13,02% con un ROI al 6,10. In realtà il valore del ROI è dedotto il ROD, ovvero 6,1 – 1,08 = 5,02 Un Roi (return of investment) così modesto (che tutti però vorrebbero nel 2020 in piena era critica da pandemia) non sostiene un Roe che svetta al 13%. Gia questi dati spiegano la non affidabilità del Roe.

In casi di questo tipo comunque si registra il ROE birichino, ma lo si isola non considerandolo indicativo. 

Conclusioni: il ROE è uno strumento valido di conteggio SE l’ordine di grandezza dei valori di bilancio è corretto. Nel caso di acuta sottocapitalizzazione i connessi indici perdono d’efficacia.

Come si comporta il ROE nella genericità delle imprese italiane? Tanto per iniziare serve distinguere tra il settore: industriale, servizi, GDO, agricolo. Qui un estratto interessante

Nel 2015 continua e si rafforza il recupero della redditività iniziato nel 2013. Il ROI sale al 9,5% nel 2015 dal 9,1% nel 2014 (6,1% nel 2009) e il ROE all’8,7% dall’8,1% (quattro volte il 2,3% registrato nel 2009)

Lo spunto è tratto dal rapporto congiunto tra Unioncamere e Mediobanca, pubblicato da Assolombarda per il periodo 2006-2015 dal titolo “Le imprese industriali italiane”.