Nemico come realtà con la quale fare i conti. La società tende a dimenticare la dimensione del nemico e la sua presenza lasciandosi colpire. Serve un recupero di concetto distinguendo tra animo e nemico.
Nemico, il nemico. Meditare, scrivere e offrire questo studio è stato difficile, perché qui si mette in discussione un sistema culturale. L’errore riguarda l’Occidentale con la sua pretesa di stabilire cosa sia giusto per tutti. In particolare lo sbaglio sta nel pensare che le democrazie nel mondo, tendano ad assumere una posizione comune sui grandi temi, mentre questo non è vero, sia per la diversità culturale (spesso dimenticata) che per la reale assenza di democrazie. Ad esempio la Cina è una dittatura comunista.
Lo scopo di questo studio
Questi concetti sono stati scritti per ricordare, ai nostri industriali quanto l’economia non basti per capire il mondo. In realtà serve conoscere e saper gestire anche aspetti sociali (quindi gli stili di consumo) e politici (i regimi e le loro prospettive). Questo tipo di conoscenza è normalmente assente nella categoria imprenditoriale italiana, che tenta la carta della globalizzazione senza conoscere le regole del gioco, le quali, a dir la verità non sono molto chiare neppure alla classe dirigente politica.
I punti fondamentali
Fino al 1945 esistevano i tedeschi e gli inglesi (almeno in Europa) in contrasto nazionalistico. Terminato il secondo conflitto, in effetti qualcosa è cambiato. Oggi siamo europei e precisamente occidentali, inglobandoci in un assetto culturale comune con nordamericani, australiani e neozelandesi. Per gli occidentali i valori condivisi sono la democrazia, l’uguaglianza del rapporto uomo-donna, la prevalenza dell’individuo sulla massa e lo Stato da cui diversi tipi di libertà e un certo stile di consumo. Questa mentalità se oggi vale all’interno di un clan culturale, appena viene posta in confronto con altri assetti d’idee e modi di vivere, mostra la sua limitatezza. Infatti, ad esempio, nel confronto Occidente e mondo arabo, il fondamentalismo è una reazione della cultura araba agli input occidentali, tesa alla conservazione di un modo di vivere profondamente diverso.
Che sia giusto o sbagliato il modo di vivere arabo non è questo il punto, resta il fatto che sia diverso da cui una politica diversa, una società diversa, un modo di consumare diverso. L’identico confronto spostato sugli altri 7 assetti culturali determina effetti comparabili.
Quali sono le culture del mondo non convergenti
Nel mondo c’è la cultura occidentale con una sua mentalità e stile di consumo. Esistono anche altri assetti che sono: il latino americano, l’africano, l’islamico, quello sinico (cinese), l’indù, l’ortodosso, il buddista e infine giapponese.
Le grandi differenze tra culture
Le grandi differenze ruotano intorno al ruolo del singolo nella società (per non parlare della funzione della donna che in Occidente ha 5 ruoli, mentre nel resto del mondo solo 2 come 5.000 anni fa) Se in Occidente forse è esagerato il ruolo dell’uomo verso lo Stato e la collettività, questa impostazione è completamente rovesciata in Cina. Quello che serve agli imprenditori non sono solo cognizioni di filosofia della politica, ma modelli di consumo in quanto questi cambiano a seconda del modello culturale. Ad esempio, se è vero che tutta l’umanità probabilmente utilizza la carta igienica, non è certo che la proprietà dello stabilimento debba essere pubblica o privata e se la spinta al consumo nasce dalle donne e queste non hanno un ruolo di rilievo nella società (vedi l’Islam) come interpretare le più comuni politiche di marketing?
Il grande errore
La globalizzazione è nata come esportazione di modelli occidentali (statunitensi per la precisione) nel mondo e per produrre, a basso costo, merci che oggi dovrebbe comprare un popolo afflitto da disoccupazione. E’ palese che qualcosa non ha funzionato.
Perché attaccare l’Occidente?
La Cina (cultura sinica) è diversa e non integrabile infatti, geograficamente il Tibet e l’intera regione dello Xinjiang (a ovest del Paese) sono stati militarmente occupati, per difendere il territorio cinese da eventuali attacchi. Il sistema politico è immaturo (dittatoriale) il che non offre alcuna certezza sul piano del diritto. Ad esempio, una rogatoria per ottenere la restituzione di somme sottratte per furto e depositate in banche cinesi, non viene accolta, pur in presenza di condanna definitiva del ladro. Si spiega così quanto il sistema cinese non sia integrato. Per di più il modello militare cinese in costruzione è per una visione imperiale, costruito per offendere i sistemi democratici nel mondo, ovvero quelli in grado di portare al collasso il sistema sociale cinese perché vivere privi di libertà (nel confronto con il mondo) non piace a nessuno.
L’elenco può allungarsi, ma è facile intuire come la Cina sia il nemico dell’Occidente.
Ci siamo fatti del male da soli
Viviamo in una società che ha voluto estirpare il binomio amico-nemico, sostituendolo con una palude di pseudoconcetti (rinuncia all’identificazione culturale) del tipo tolleranza, egualitarismo, abolizione delle differenze tra razze umane, solidarietà e altri aspetti minori. Il filo conduttore tra ogni parola oggi di moda, è la rinuncia alla propria identità culturale per evitare di misurare le differenze. Questo voluto disarmo caratteriale e comportamentale, ha una logica se applicato all’interno di un blocco culturale ben definito o dentro il concetto di più razze in una nazione (melting pot statunitense). Ne consegue che sentirsi tutti uguali, oltre il colore della pelle e la forma degli occhi, è un concetto valido, se inserito in un medesimo schema di vita, stile di consumi e cultura. Laddove questo egualitarismo viene esportato fuori dalla casa comune della cultura, perde la sua efficacia. Ne consegue che l’Occidente sta vivendo in stato confusionale, non percependo perché non compreso.
Dirette conseguenze
Allontanarsi da uno schema sbagliato è la cosa più saggia. L’inconsistenza delle basi della vita moderna (egualitarismo, solidarietà, considerare i cinesi come partner) hanno prodotto un’altissima conflittualità sociale e di coppia (la gente litiga e non sa perché) ma anche politica. Gli occidentali litigando non sanno più analizzare e discutere (il confronto è andato perduto) Ovviamente l’essere agitati è un segnale, che emerge dall’incertezza lavorativa o più spesso dalla disoccupazione.
La società occidentale, priva di modelli culturali e confronti si è sfaldata. A degli imprenditori questo forse poco interessa, ma certamente il calo costante dei consumi privati e il conseguente aumento di fallimenti e di crisi nella liquidità d’impresa, ha una sua importanza.
Cosa fare
La Cina è un nemico armato dalle immaturità dell’Occidente (fino al 2000 c’erano problemi di fame tra cinesi) La globalizzazione è un meccanismo errato. L’Occidente sta perseguendo un modello culturale sbagliato. La disoccupazione aumenta e così la crudele selettività tra imprese che comporta fallimenti. L’Islam non era e non è affidabile, causa un differenziale d’anni di storia maturata e meditata, valutabile in almeno 5 secoli, da qui immaginare la Turchia in Europa è un’eresia. Ne consegue che “tornare indietro”, non significa perdere occasioni, ma evitare di cadere. Se i cinesi vogliono comprare merci (non tecnologia) lo facciano, ma vendere loro quanto i nostri figli (oggi disoccupati al 30%) dovrebbero fare è un suicidio. Assumere 98mila immigrati con 2,1 milioni di disoccupati italiani è stata un’offesa (vedi fine gennaio) Un futuro con meno Cina e più “made in italy” è culturalmente credibile, il contrario sarebbe suicidio.