L’epoca della crisi sociale, morale ed economica (oltre che politica) continua a mietere mesi e anni in Italia, quando si potrà vedere la luce?

Ecco che urge il bisogno di eroi che indichino un esempio.

Senza ombra di dubbio l’Italia è in crisi da molti mesi e anni rispetto al resto d’Europa. Certamente la Grecia, la Spagna e il Portogallo stanno peggio (basta osservare la percentuale di disoccupati) ma non è questa la consolazione. Perché, ad esempio la media europea è al 21% di disoccupazione giovanile mentre in Italia si attesta al 42,6%?

Indubbiamente qualcosa non funziona a cominciare da una successione di colpi di stato in bianco avviati con il Prof. Monti sotto la regia dell’ex Presidente della Repubblica non ancora convocato in un’aula di giustizia per rispondere dell’attentato alla Costituzione così consumato. Nelle anomalie d’Italia, non ultima si annovera un capo di governo non eletto da nessuno. Se questo è solo l’inizio per esaminare il dossier paese, non stupisce che l’Italia non sia in grado di reagire a una costante decadenza sociale, politica ed economica, accompagnata da pari presunzione e finto  orgoglio nichilista (è nichilista colui che urla ma non discute, parla ma non ascolta etc..)

Chiarito il contesto istituzionale, che difetta in ogni lato a partire dalle sentenze di Cassazione, da una Confindustria che non sa comunicare ma richiede altissime quote d’iscrizione alle aziende per giustificare così un esercito d’incarichi che non combatte e una Scuola pubblica che non insegna, proseguire su questo piano significa non uscirne, ovvero restare vittime di se stessi. Serve un cambio radicale di rotta che non può essere chiesto al Governo (figurati!) o alle istituzioni (figlie di una società malata).

L’esempio non può pervenire da nessun altro se non dal singolo. Anche l’eroe è sempre un singolo.

Abbiamo bisogno di eroi e di esempi forniti a noi tutti da persone normalissime che svolgono al meglio il loro lavoro. Che studiano e amano come possono. Capaci di creare pensiero, idee e concetti. Abbiamo bisogno di un esempio che derivi dalla semplice vita quotidiana di persone altrettanto normali le cui gesta giungano agli occhi e alle orecchie di tutti. Senza esempio la società decade e si sporca (com’è avvenuto) Addirittura parlare d’eroi è complesso ma l’esempio possiamo trovarlo ancora e in forme diffuse. L’esempio di una mamma che pulisce e riordina la casa ogni giorno per anni, amando tutta la famiglia. L’esempio di un padre che lavora sodo e permette il benessere alla famiglia. L’esempio di uno studente che non scalda il banco o offende gli insegnanti per avere qualcosa da fare nella vita. Ricordo in particolare 2 ragazze di una classe composta da 18 persone normali, 2 completamente fuori dalla grazia di Dio e 3 che vanno a giorni alterni ma con le quali è stato possibile aprire una riflessione. A conti fatti si è lavorato bene con 18 +3 alunne, ma quelle 2 affette da esibizionismo patologico, sempre in contestazione, afflitte da una prosopopea malata, che impedisce loro il confronto intellettivo con il docente, che razza di vita potranno avere? Nervose e a tratti isteriche, restano ostili alla vita. Ecco il non esempio. Questa gente, a cui urge un intenso processo di rieducazione, potrà essere recuperata solo se isolata e smorzata nel loro bisogno d’apparire, pur non capendo nulla. L’isolamento del non esempio, ovvero di coloro che sono malati d’esibizionismo, esprime il passaggio numero uno per curare la comunità da questi casi patologici.

Come si nota, tutto ruota intorno all’esempio da considerarsi necessario a noi tutti, per vivere meglio e curare chi dovrebbe coesistere con noi, ma ne è incapace, perché afflitto da una malattia: l’immaturità mista all’esibizionismo con presunzione (vedi le mie 2 allieve)

AAA cercasi urgentemente l’esempio.

Ora il problema si sposta sul come permettere a tutti d’accedere a storie d’esempio per disintossicarsi da una vita mediocre.

Il consiglio è nel leggere i libri e non solo guardare la TV (che ha perso il suo significato educativo), quindi incontrarsi con le persone e rilanciare un senso sociale della vita, che non sia limitato alla discoteca o al bar/ristorante, ma sappia anche interessare le gite, la scoperta geografica e umana. In pratica cercare di passare da uno stadio sociale a un’altro comunitario. Ecco la parola chiave di questo ragionamento: la comunità che sostituisce la società, dove l’esempio sia modello di vita. Certo nella comunità c’è anche chi non si sa fare gli affari propri, ma questo è il prezzo da pagare per una vita migliore rispetto la solitudine e l’assenza di esempio o eroi.

 

confindustria