L’arte nella gestione delle risorse umane

Le risorse umane, erroneamente, sono considerate una funzione aziendale. Diciamo un lusso. Questo è un pensiero errato. In realtà l’arte della gestione nel fattore umano incide direttamente sul reddito d’impresa. Esaminiamo un esempio. Recentemente a Milano ha aperto un nuovo negozio. Per incentivare l’impegno delle commesse (spesso in aperto abuso perchè in stage anzichè assunte) si promette un “premio” al raggiungimento di certo volume di vendite. Questo risultato non viene colto ma sfiorato. La direzione commerciale non procede quindi all’elargizione di nessun “premio”. Con questa decisione è stata disincentivata la grinta delle commesse che hanno successivamente venduto di meno. Cosa si sarebbe dovuto fare? Semplice! Al mancato raggiungimento del risultato (mancato per poco) si sarebbe:

  • comunque concesso il “premio” (50 euro di merce a valore di prezzo venduto)
  • riconosciuto un premio inferiore (ad esempio 40 o 30 euro di merce)

Si tratta di un esempio tra i mille che si potrebbero esaminare. Certamente questo fatto indica una diretta correlazione tra risorse umane e fatturato.

Trattare bene/giustamente le persone, in una società malata di nichilismo, paga!

Potrebbe apparire come un controsenso, ma non lo è.

Non lo è nella misura in cui le persone apprezzano l’attenzione che gli viene dedicata. La gente ama essere ascoltata.

La condivisione è il grande segreto (noto a tutti) del web.

Un’accorta politica di gestione delle risorse umane, va in questa direzione.

Quindi motivare le persone (oggi più di ieri) le porta ad essere più produttive.

Chissà perchè un concetto del genere è condiviso da tutti, finchè letto nei libri di testo, ma difficilmente applicato.

Si conferma l’assenza di un iter di studi specifico in imprenditoria. Abbiamo 4,5 milioni d’imprese in Italia e una marea d’ignoranti nel ruolo di capi d’impresa. E’ chiaro che in queste condizioni ci sono anche 3 milioni di disoccupati. Manca, in questa società “L’imprenditore”, mentre abbiamo un eccesso di padroni o di figli d’arte senza arte.