FinTech come rischio proveniente dal sistema algoritmo, robo-advisors in ambito di consulenza finanziaria

L’investitore che decide d’affidarsi a una consulenza finanziaria automatizzata va incontro a diversi rischi tra cui qui riassunti per classi e tipologie:

– rischi insiti nella trasmissione delle informazioni tramite il canale informatico. Il cliente potrebbe avere difficoltà nel capire gli elementi fondamenti del contratto, gli scenari d’investimento, le prospettive e proiezioni di rendimento, il calcolo delle commissioni o semplicemente la macchina s’inceppa. A fronte di difficoltà di questo tipo dovrà intervenire l’operatore umano.

Tutto il sistema FinTech si basa sulla presunzione che il cliente sia nel pieno della sua capacitò di comprensione e immaginazione creativa nell’atto dell’investimento. Sostanzialmente di un “homo economicus” preparato e addestrato che utilizza la macchina solo per formalizzare processi di scelta già maturati e studiati nel tempo e quindi maturi per passare dalla fase di pensiero all’acquisto cosciente e consapevole del prodotto finanziario.

Un concetto di questo tipo è incorso d’abbandono dalla stessa scienza economica dopo ben quattro premi Nobel consegnati a psicologi comportamentali in luogo di economisti-matematici come accaduto nel passato. Il metodo FinTech, nelle sue premesse, fa un salto indietro nel tempo rispetto alle altre discipline bruciando almeno trent’anni di ricerca sociale in economia e finanza.

– In un qualsiasi rapporto di consulenza, svolto sia da un operatore fisico sia in ambito FinTech si studiano le caratteristiche patrimoniali, le attitudini e gli obiettivi del futuro investitore.

I modelli utilizzati per “l’intervista” sono standard per ogni circuito (umano e non) ma l’intuito del consulente in persona, presente alle domande formulate al cliente è di gran lunga più sviluppato di una qualsiasi macchina capace di rilevare appena il si/no.

Si torna sul concetto d’intuito non trasmissibile dalla persona all’inanimato. Le domande formulate al cliente sono appositamente molto insidiose, perché si riferiscono alle percezioni del cliente che ha di se stesso e della sua capacità di sostenere un investimento.

Al contrario, nel processo automatizzato il cliente compila i soliti questionari che dal cartaceo dell’ambiente umano passano alla dematerializzazione online azzerando, di conseguenza ogni forma e livello di confronto tra le parti per trovare la scenario più idoneo alle prospettive future del cliente.

FinTech? una scelta immatura.