E’ nota la posizione del governo di chiudere Equitalia. Ottima idea. Però emerge che i conti Equitalia passano all’Agenzia delle Entrate.

E’ vero che c’è l’azzeramento degli interessi, ma la cultura non cambia. In pratica non cambia nulla.

Chiudere Equitalia è un atto di civiltà. Questo è un plauso al Governo. Lo stesso Governo retto da uno non votato da nessuno (golpe italiano). Questo aspetto apre un problema di legittimità sull’operato dell’esecutivo. Chiudendo Equitalia ovviamente scompaiono gli interessi sulle cartelle esattoriali. Nulla cambia però sulle stesse, dove non c’è alcuna sanatoria. La parola corretta sarebbe “rottamazione”. Ma non è questo il punto. Il concetto che qui si vuole sottolineare è la CULTURA DI RELAZIONE STATO-CITTADINO.

Attualmente che si chiami Equitalia o Agenzia delle Entrate chi soffre è il rapporto con il contribuente. 

Il gioco elettorale del Governo è palese. Ancora una volta ci perdono la faccia e meritano il congedo.

Ciò che si auspica dal nuovo esecutivo che subentrerà all’attuale, è un cambio di cultura. Cosa vuol dire?

Il contribuente che sia nel giusto o in errore, resta la base contributiva dello Stato. 

Fare la guerra a chi deve pagare è sbagliato. Ci sono veramente tanti modi diversi per ottenere la stessa partecipazione. Ad esempio si pagano veramente tante tasse, ma che fine fanno? Certamente l’immigrazione clandestina ha dei costi! Abbiamo 3 milioni di disoccupati e 5 milioni d’immigrati. Questi conti pare che non li faccia nessuno. Ammettiamo che voglia una obiezione di coscienza sull’immigrazione. Cosa dovrei fare? Nulla! 

Il nuovo sistema fiscale dovrebbe cambiare avvicinandosi agli stili statunitensi. Ad esempio: devo pagare tasse per 20mila euro. I miei figli vanno a scuola. Se questi 20mila euro li versassi alla Scuola pubblica di frequenza dei figli?

Altro esempio. Un lampione costa 25mila euro. Posso incaricarmi della realizzazione e gestione del “mio” lampione?

Sono concetti innovati per una fiscalità moderna. Peccato che restino idee.