Elogio al lavoro svolto dal pronto soccorso dell’ospedale San Raffaele di Milano. Un elogio meritato che è giusto sia qui celebrato. Il motivo per cui in questo sito non sono più pubblicati da 2 o 3 studi al giorno da domenica (oggi è martedì) è semplice: la salute! Il mio stomaco non riceve o non è in grado di ricevere cibo. Ne consegue che non mangio da domenica e qualche liquido riesce a passare.

Senza cibo e con un ridottissimo apporto di liquidi, 20 ore dopo l’insorgenza del problema, mi sono recato al pronto soccorso.

Riconosciutomi come codice “giallo”, una via intermedia su 3 livelli di gravità, ho attesto 1,5 ore sulla barella. Per motivare quest’elogio serve un confronto. Negli Stati Uniti dove diverse volte mi sono recato al pronto soccorso, il tempo d’attesa è stato mediamente di 5 ore. Quindi il confronto lo applico all’esperienza vissuta. Non credo comunque che se ci si limitasse all’Italia l’ore e mezza d’attesa sia eccessiva.

Comunque, in effetti, superata l’ora, mi sono permesso di chiedere a un infermiere che mi ha rassicurato prelevando il sangue.

Giunto alla visita ho spiegato il problema ricevendo una flebo quale calmante.

A quel punto ho atteso altre 2 ore per la valutazione. Non essendoci particolari anomalie dalle analisi del sangue, sono stato dimesso. Nella dimissione c’è la richiesta urgente di un’ecografia che svolgerò oggi (due giorni dopo le dimissioni).

2 ore più 1 e mezza sono 3,5 ore, non male rispetto le 8 necessarie per il ciclo completo in America.

L’elogio nasce dal tratto cortese e disponibile del personale sanitario verso il paziente. 

C’è stato un fatto che mi lasciato perplesso. Mentre ero in barella, ormai nel pronto soccorso in attesa di vista, una Signora per 40 minuti ha urlato dal dolore. L’urlo si è rivolto invocando la mamma e i sanitari. Il personale in servizio che numeroso mi è passato a fianco, non ha svolto alcuna assistenza alla paziente. Avrei voluto alzarmi per solo dare la mano alla Signora in segno di partecipazione. Non lo fatto per codardia. Prima di tutto non mi reggevo in piedi, poi non saprei cosa fare e infine perché devo intervenire io in una folla di persone incuranti?

Alla fine, 40 minuti dopo interviene il sanitario che applica una flebo alla paziente che si addormenta.

La lezione è chiara: anche se il paziente si dovesse lamentare non viene considerato.

Avrei voluto chiedere ai diversi sanitari presenti se anche loro sentivano le urla di dolore dalle paziente, ma credo che li avrei offesi. Insomma: è stato molto imbarazzante!

L’elogio nasce anche da un altro fatto. Non avevo soldi con me, ormai era mezzanotte e avevo un urgente bisogno di mettere in bocca un tozzo di pane. Mi sono rivolto all’infermiere che già mi aveva prelevato il sangue prima della visita. Con immensa disponibilità umana l’infermiere mi ha procurato 3 biscotti e dei grissini. Tanto quanto basta per placare il grande senso di vuoto dentro lo stomaco dovuto sia all’assenza di cibo sia al rigetto dello stesso.

Grazie Pronto Soccorso dell’ospedale San Raffaele di Milano.