Economia internazionale e la curva d’offerta mondiale; qualcosa che mette solitamente a disagio lo studente.

Ogni volta che tratto questo tema e materia mi trovo a disagio. Si tratta di un’impostazione di sinistra, fortemente a favore della globalizzazione, totalmente sganciata dal reale. Mi spiego. Chi professa la globalizzazione osserva e si limita solo ed unicamente agli aspetti economici trascurando completamente la visione sistemica. Si ritiene che l’importazione dalla Cina, ad esempio, sia buona cosa perchè eleva il surplus del consumatore, senza considerare se questo acquirente è disoccupato o ha figli senza lavoro a causa della delocalizzazione.

L’assenza dello studio delle conseguenze della globalizzazione sulla società civile, esprime quanto superficiale sia l’economia internazionale.

La precarietà lavorativa, che è stata imposta all’Occidente dalla globalizzazione, si è tradotta in precarietà affettiva da cui quel 42% di divorzi (dato ISTAT) e il 60% d’abbandoni per le coppie non stabili che convivono. Questo ragionamento rappresenta il filo conduttore del libro la cui copertina è qui esposta.

parkinson

Si tratta di un testo di ricerca sociologica che alcune persone (specificatamente di genere femminile) hanno letto cercando aspetti limitati alla sofferenza della coppia. In realtà la ricerca parte dalla crisi della vita di coppia per colpire in pieno la globalizzazione.

Con questa conoscenza di fondo, trovarsi di fronte al testo di Krugman d’economia internazionale impone una tristezza infinita.

Chiarito il contesto si passi alla curva d’offerta in questo ambito, che è completamente diversa da quanto si potrebbe immaginare. Anzichè una curva su piano cortesiano orientata positivamente, ci si trova una “S” spigolosa la cui costruzione non è agevole.

A seguire una lunga serie d’appunti per spiegare il concetto e meccanismo di formazione della curva.

Ovviamente su questo pensiero, limitato al modello ricadiano (siamo nel Settecento) vengono completamente dimenticate nell’applicazione attuale, le fratture culturali. E’ sano farsi produrre i beni da una nazione comunista e dittatoriale, come la Cina, che rappresenta un pericolo per il progresso nel mondo?