Discorsi sui criteri educati alla sua terza puntata.

Negli anni Sessanta fino al Duemila (e forse ancora per qualche anno oltre) siamo cresciuti guardando riviste del tipo “Playboy”. Certo oltre a questo stile erano presenti anche altri molto più spinti e che tutti abbiamo visto, ma in linea di massima per restare nel dignitoso & porno accettabile-condiviso spesso ci si è limitati al solo Playboy.

Questo limitarsi ma educarsi, ha portato a guardare alla donna come un mito.

Gli adulti d’oggi, allora ragazzotti negli anni 60-80, amano fotografare la propria donna considerandola come una Dea, un’opera d’arte che spesso s’espone in visione nei siti di fotografia amatoriale non disdegnando affatto il nudo.

E’ rimasta quindi impressa nella sensibilità degli adulti d’oggi, una visione romantica e idilliaca del genere femminile; quanto affermato sconta ovviamente tutte le porcherie ed esagerazioni del concreto. Si sta parlando di una linea di tendenza.

Scomparso Playboy che resta?

Ci sono le foto delle coetanee quando s’offrono nude o a cui si rubano le immagini da porre in rete con rischio di denuncia. Chi sono queste “donne” che i nostri figli guardano? Si tratta di coetanee con la stessa identica immaturità e limitata capacità espressiva dei ragazzi; non c’è nulla di mistico, mitico, divino.

L’idealizzazione della “donna” come fu percepita da Playboy, viene ora totalmente a mancare riducendo questo genere al rango di “femmina” se non peggio.

Ovviamente ogni generazione ha i suoi miti che vanno accettati come dati, c’è poco da discutere su questo, ma la riflessione è un’altra: che visione della donna avranno i maschi dei prossimi anni, “educati” anzi diseducati dalle coetanee su livelli modesti livelli di grazia, arte e tecnica?

Ovviamente qualcuno di genere femminile può insorgere leggendo questa riflessione, ma va anche rammentato che la pornografia è donna, lasciando ai maschi il solo ruolo di spettatori.

Discorsi sui criteri educativi prosegue la sua esplorazione.