Il diritto piegato alla politica. E’ quanto emerge leggendo il Sole 24 Ore.

Il diritto piegato alla politica emerge costantemente in un mare d’articoli specialmente pubblicati sul Sole 24 Ore, in prima pagina. Ad esempio: 9 gennaio 2018 a pagina 1 si leggono più interventi tutti dello stesso tipo. “Senza legge Fornero spesa di 20 miliardi in più all’anno”. Un’altro di spalla recita: “Extracosti di 30 miliardi per adeguare i conti” e così via. Sorge una domanda: il diritto dov’è? E’ giusto o sbagliato che sia concessa-applicata una certa legge? Possibile che tutto si debba ridurre alla mera quadratura dei conti dello Stato anzichè la tutela del diritto? Pare che sia un concetto complesso conciliare i conti della Stato con il diritto!

Onestamente non accetto questa visione dello Stato da tutelare a scapito del cittadino. Si tratta di una mentalità di sinistra che oggi potremmo dire “made in PD” (partito democratico). Sviluppando lo schiacciamento sul cittadino a vantaggio dello Stato, ecco che sorge il fisco di partito anzichè quello che dovrebbe essere per la Nazione. Mi spiego. Il diritto piegato alla politica come concetto, porta a un’idea di fisco di parte partecipando alla faziosità del contenzioso cittadino-Stato. E’ quanto accade a Padova, ad esempio, dove l’Agenzia delle Entrate rigetta in blocco 70 milioni di contributi alla ricerca concessi nell’anno fiscale 2012 a una cinquantina d’imprese.

Trattandosi dell’applicazione pratica di una legge del Governo Berlusconi, l’Agenzia delle Entrate non ha contestato una parte dei progetti di ricerca, li ha semplicemente annullati al 100%. La giusta riposta è di portare in giudizio, davanti al giudice, l’Agenzia delle Entrate, ma questo purtroppo cozza con la codardia e paura dell’imprenditore medio veneto. Nello stallo culturale che ne deriva, l’Agenzia delle Entrate conferma una visione di parte del fisco. Ecco gli effetti pratici delle conseguenze applicate al il diritto piegato alla politica. Ci sono tutti gli estremi per non confermare il governo uscente.