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Saguaro and Tucson 142La funzione del padre, inteso come genitore. Appunti derivanti dal taccuino americano

di Giovanni Carlini

Cosa può lasciare il padre, inteso come genitore a un figlio? Questa domanda mi rincorre mentre mi perdo nel deserto di Tucson in Arizona. Il taccuino americano è una raccolta giornaliera di considerazioni che spaziano da un estremo all’altro ma tutte comunque collegate alla realtà aziendale italiana.  Che ci faccio qui nel deserto dell’Arizona?

L’Arizona e il New Mexico sono stati di confine, poco abitati rispetto a quelli del nord, industriali e sviluppati. Eppure in questo “scatolone di sabbia coltivata”, ci sono sia centri di ricerca medica contro i tumori sia di missilistica, matematica applicata e astronomia. In pratica l’ingegneria qui te la ritrovi nei panini che mangi a mezzogiorno. La ricerca è sicuramente il più importante aspetto dell’economia locale.
Tutto ciò è semplicemente un controsenso, se ci dovessimo ostinare a ragionare nelle forme più usuali dove i centri industriali sono a nord e quelli periferici, di confine e nel deserto senza petrolio, decisamente poveri, specie se nel sud del paese. Invece l’Arizona non vive affatto di pastorizia o allevamento di cavalli, ma d’osservatori puntati verso lo spazio e di ricerca nel campo dell’energia atomica.

Sapendo ciò, potremmo chiedere a un ragazzino del New Mexico, “cosa farai da grande?” e lui con estrema naturalezza: mi laureo in matematica, quindi farò ricerca per 10 anni e poi si vedrà!

E’ la stessa risposta che vorrei ricevere da un ragazzo che vive a Caltanisetta come a Potenza, anche se temo che al massimo potrebbe dire; laurea di scienze politiche, giurisprudenza o economia.

Ecco cosa sono venuto a studiare da queste parti: il “sottosviluppo americano” o meglio, come se ne esce.

Ci sono diverse aree depresse negli USA; l’intero deep south (profondo sud) e gli stati occidentali a ridosso del confine con il Canada. In tutti c’è stata una strategia per risollevare la qualità di vita che ha avuto successo solo in alcuni casi, confermando quanto la latitudine non sia una prerogativa di povertà. Qui lo Stato ha avuto il suo ruolo senza puntare all’industrializzazione, ma sulle università che hanno sfornato tecnici da impegnare sulla ricerca. Si profila così una pista originale per dare un posto di lavoro non attaccabile dalla concorrenza della globalizzazione, ai giovani statunitensi dell’Arizona e del New Mexico. Studiando questo passaggio, che conclama quanto la cultura sia una materia prima, soprattutto se indirizzata verso argomentazioni tecniche sublimate dalla ricerca (medicina, fisica, chimica, matematica, astrofisica, ingegneria) il passaggio successivo entra nel campo personale, quello intimo della relazione di coppia e famiglia.

Ecco che entra in scena il ruolo del padre quale fonte propulsiva di valori e concetti alla prole.

Come educhiamo il nostro partner giorno per giorno e cosa pensiamo di dare ai figli?

Sicuramente chi è in grado di lasciare un’attività avviata (a patto che il passaggio generazionale sia felice) questo problema non se lo pone, ma rivolgendomi a persone normali la questione resta attuale.
Sicuramente il solo amare i figli non è sufficiente perché appaga noi genitori, il padre e la madre, ma poco loro, i figli che in prospettiva (non sto criticando l’amore, ma traducendolo in qualcosa di concreto) vogliono qualcosa in più che rimanga scolpito nella loro sensibilità.
Ecco che la capacità di battersi per un’idea, un progetto “ritenuto corretto”, che conduca la persona a sapersi schierare nella civiltà del contradditorio, credo che sia un’opzione da prendere in considerazione come diretta eredità del ruolo che il padre ha svolto sui figli.

Qui nel deserto, in un contesto dove servono valori a cui ancorarsi, tutto è così crudele nell’alternanza tra un gran caldo di giorno e freddo di notte, con il vento che sa modificare il paesaggio (quando cambia così violentemente la monotonia rassicurante del luogo dove si vive, ci si sente sempre ospiti in casa, sviluppando un acuto senso d’umanità verso il prossimo, essendo tutti turisti in questa vita).

In un tutto che muta e cambia, lasciare ai propri figli la capacità di trovarsi sempre dalla parte giusta, dopo opportuna maturazione, corrisponde a un valore traducibile in senso culturale a quell’arma segreta che ha avuto successo in questi due stati di sabbia al confine con il Messico. L’accostamento tra valori che emergono dall’educazione ricevuta e la cultura che una comunità adotta come stile di vita e reazione per meglio vivere appare azzardato ma in realtà c’è una diretta connessione tra la qualità dei valori che il padre e la madre trasmette ai figli e il benessere della comunità. Pensando all’Italia, che forse oggi sia scaduta la qualità d’insegnamento dei genitori?
Se penso alla cultura, allora mi vengono in mente le aziende tedesche e a un modo di lavorare che in Italia scorgo con fatica, da cui bassi fatturati o sofferenza per eccessiva concorrenza. Perché nel nostro paese non riusciamo a considerare la cultura come una materia prima in azienda?

Il taccuino americano raccoglie queste considerazioni, apparentemente disordinate, in una quadro di ragionamento organico, finalizzato a chiudere l’enorme forbice aperta tra professionale e personale. Ecco perchè è stato scritto il taccuino americano: per riflettere!