Ridurre la spesa pubblica per sanità e scuola rappresenta un atto di sana gestione dello Stato.

Uno studente ci costa 6.900 all’anno e non lo sa neppure! Gli insegnanti quando entrano in classe non ricordano agli allievi quanto viene investito su di loro in formazione e cultura. A dir la verità non lo sanno neppure loro (ignoranti!)

Per la sanità emerge che un esercito di persone, in età molto avanzata, godono di molte prestazioni sanitarie domiciliari non perchè ne abbiano realmente bisogno ma solo perchè lo Stato (in questo caso la Regione) le eroga. O meglio, esprimendosi meglio. Il paziente ha effettivamente necessità del trattamento ma lo accetta solo se gratuito. Non c’è alcuna disponibilità da parte del paziente a farsi carico del suo stesso benessere.

In queste condizioni non siamo più nel benessere pubblico ma solo nello sfruttamento più volgare dello Stato

URGE CHE LA SPESA SANITARIA SIA OGGETTO DI UN CONTRIBUTO AL 50% DA PARTE DEL PAZIENTE, tranne per i casi cronici e realmente gravi.

Nella scuola pubblica la famiglia spende in genere 150 euro, versati alla scuola, a fronte dei 6.900 impegnati dallo Stato per 1 studente all’anno. Non è giusto. Anche in questo caso la famiglia si faccia carico del 50% delle spese di formazione a partire dalle elementari fino alla laurea. La scuola dell’obbligo non esime dalla frequenza e dal pagamento perchè offre al minore una possibilità d’inserimento nella società. Ne consegue che “l’obbligo” in realtà è un favore al giovane cittadino e figlio di una coppia che non vuole crescere un disadattato semi analfabeta.

Certamente, chiedere alle famiglie 3.450 euro in più rispetto a quanto oggi spendono è tanto! Sarà necessario tagliare sulla spesa per cellulare, benzina, bar; arte che conosciamo tutti noi che abbiamo cresciuto figli.

La razionalizzazione della spesa sanitaria e quella scolastica non rappresentano dei “tagli” ma delle azioni corrette per una società che vuole crescere nella civiltà. Ridurre le spese è un atto di rispetto per il futuro delle prossime generazioni.