Renzo De Felice è uno storico, purtroppo deceduto di vecchiaia nel 1996. Da molti anni in casa ho i suoi libri che non avevo mai letto perchè sono tomi da 700 pagine l’uno. Da qualche giorno mi sono voluto impegnare per studiarne almeno uno. Si tratta del libro Mussolini l’alleato, tomo 2 Crisi e agonia del regime. Per disintossicarmi dalle assurdità sopportate leggendo l’ultimo libro del mio elenco di Dominique Moisi, mi sono voluto affidare a Renzo De Felice; la scelta pare intelligente.

De Felice è comunemente considerato uno storico di destra, però dalle prime 40 pagine è talmente tagliente verso il Fascismo e il Duce, da presentarsi più come storico che di parte.

Gli argomenti che colpiscono nelle prime 40 pagine sono 2:

  • la questione risorgimentale se ancora attuale nel Paese all’epoca del Ventennio fascista;
  • il tesseramento alimentare.

Sul primo aspetto, lo spunto emerge da incaute affermazioni svolte a lezione da un insegnante italiano, valdostano, impegnato in Francia alla Sorbona nel 1950, tal Federico Chabod (in effetti qui trattato con grande sufficienza per la superficialità delle sue valutazioni). Lo Chabod ha affermato che già nel 1939 il consenso al regime e a Mussolini non esisteva più. L’insegnante italiano, già partigiano e quindi viziato e sofferente per una visione di parte, (quando la storia è scritta dai vincitori) s’espresse in tal senso verso una classe di studenti non francesi ad appena 5 anni dal termine del conflitto mondiale.

A questa affermazione Renzo De Felice risponde: Chabod guardava essenzialmente alla borghesia e in particolare a quella parte che a suo tempo il Salvatorelli aveva definito “umanistica”, da lui vista come una realtà sostanzialmente unitaria. Per sostenere questa tesi s’osserva come il volontariato, nel secondo conflitto, fu inferiore rispetto alla Prima guerra mondiale (e i volontari sono sempre borghesi). L’analisi del Chabod, prosegue De Felice, è limitata a questa porzione di popolo italiano, ancora molto sensibile ai valori del Risorgimento (patriottismo risorgimentale).

Qui lo studio va approfondito in un articolo a seguire, riprendendo il pensiero di Vittorio de Caprariis sul Risorgimento e società italiana.