Un punto di vista diverso studiano il profilo dei partecipanti al Made in Steel

Punto di vista originale per pensare meglio e di più. Nelle solo giornata di giovedi, sono state sviluppate 28 interviste a imprenditori e manager di aziende presenti in fiera, a cui si aggiungono 3 approfondimenti con “donne d’acciaio”, per capire quanto sia eroica e coraggiosa la loro presenza in questo mondo (ne seguirà un articolo specifico nei prossimi giorni)

L’intervista provocatoriamente è partita con una domanda: “ma lei che ci fa in fiera?” 27 intervistati hanno capito, sorriso, si sono seduti per ragionare, in quanto l’argomento era solo apparentemente semplice. Solo 1, un direttore commerciale italiano di un’impresa svizzera, invece non ha capito, confondendo lo scherzo con una reale indagine a cui ovviamente non è stata fatta l’intervista.

Interrogandosi sul senso della fiera, sostanzialmente le risposte sono state:

a) per 23 protagonisti si può sintetizzare in questo modo: qui ci sono tutti i nostri i clienti e anche fornitori, non potevamo non esserci;

b) 1 intervistato, il Signor Guerra Luciano della Logicspead afferma: le mie spese di pubblicità sono prossime allo zero, quindi investo tutto in questo evento, dal quale posso avere un colpo d’occhio sull’intera filiera, nello spazio di appena 3 giorni. Noi rappresentiamo la prima impresa di trasporti che si presentò al Made in Steel dal suo esordio nel 2005;

c) Il Signor Cristian Fermi, responsabile alla qualità della Siderpighi Spa dichiara: un punto di vista? questa fiera è stata una vera sorpresa! Non ci aspettavamo un afflusso d’operatori dall’estero così importante. Noi lavoriamo al 90% con il mercato nazionale, cercando nuovi interlocutori su quello estero. In fiera ci siamo perché qui possiamo relazionare con i nostri clienti tradizionali, ma abbiamo scoperto, con estrema gioia, una novità che mai avremmo potuto considerare: la presenza straniera al Made in Steel! Da qui è stato possibile interloquire con diverse altre realtà europee che extra, che ci sono appositamente venuti a cercare. Una dinamica di questo tipo non era presente nelle precedenti edizioni, spero che verrà approfondita nel futuro.

d) 2 interviste sono state d’altissimo profilo (meritando un articolo specifico in pubblicazione nei prossimi giorni) dove dichiarano:

1) il Presidente Pezzotti: un punto di vista sulla fiera. Ci vengo perché incontro degli amici che mi ingentiliscono l’animo con i quali riesco a fare affari offrendo e ricevendo idee su cui lavorare nei prossimi mesi. In un ordine di grandezza, prosegue il Presidente, per dare una dimensione tra il costo e l’efficacia, fatto 100 l’investimento per aprire uno stand in Made in Steel, nell’arco dei successivi 12 mesi, il ritorno si colloca sui 500-700 ovvero 5/7 volte la spesa iniziale.

2) Il Presidente dell’omonimo gruppo Manni (a cui viene dedicato un articolo nei prossimi giorni) con estrema naturalezza spiega la sua presenza in fiera: non si viene al Made in Steel senza una novità! Il Presidente Giuseppe Manni, imprenditore al comando di una realtà molto articolata tra stabilimenti e dipendenti, parla dell’ottimismo della ragione, come di un metodo di lavoro ormai divenuto indispensabile per potersi muovere in questo mercato così ricco di variabili e minacce. Nello specifico per la fiera, il Presidente ritiene che un evento di questo tipo non possa prescindere da un effetto sorpresa/espositivo, attraverso il quale cresca l’interesse dei clienti e la cultura d’impresa.

Ciò che lascia perplesso è il basso profilo commerciale dell’evento, almeno così viene percepito dalla stragrande maggioranza degli operatori, per una visone della “vetrina per esserci”, in un mondo dove non ci si può non presentarsi, se sono ugualmente attivi i tradizionali referenti.

Credo che il futuro imponga una rivisitazione di questi concetti, che a dir il vero è già iniziata grazie alla presenza, in questa edizione, di nuove realtà quali quella austriaca, bielorussa e cinese.

Sicuramente un dibattito interno, tra chi organizza la fiera e i partecipanti, svolto attraverso email e contatti telefonici propositivi, per organizzare l’edizione che ci sarà fra due anni, è un passaggio adeguato che potrebbe iniziare, a livello di commento proprio da questo articolo.

Come previsioni, facendo un bilancio su quanto i partecipanti alla fiera hanno percepito dal mercato, emerge una corale preoccupazione per un mercato in crescita, ma non troppo, quindi sullo stabile fermo. Ovviamente non mancano gli appelli a reagire facendosi coraggio, ma senza intravedere effettivamente reali punti di svolta, a meno che non si cambino i mercati a cui ci si è rivolti in questi ultimi mesi e 2 anni. C’è quindi la ricerca di un riscatto ancora da organizzare, di cui si percepiscono i preparativi senza riuscire a vedere il progetto.

Vanno ricordati alcuni stand meravigliosamente organizzati e ospitali, capaci d’offrire un ottimo livello di benessere. Questa cultura dell’accoglienza va ricordata e esaltata, perché firma la qualità di un rapporto con il cliente che contribuisce a un livello culturale (contano anche questi aspetti).

Per ultimo, come punto di vista, vale ricordare le maestose frasi esposte dalla Feralpi: ci ostiniamo a credere che si possa fare bene il proprio mestiere, ci ostiniamo a guardare al futuro con ottimismo, ci ostiniamo a guardare al passato con rispetto.