Norbert Elias è morto nel 1990. Sociologo tedesco ha vissuto tutto il Novecento rappresentando un punto di vista che ha arricchito la dottrina. E’ grazie a questo autore che molti aspetti, solitamente trascurati, riescono ad emerge.

Il libro di riferimento, che qui viene approfondito, aprendo una serie di studi che saranno pubblicati, s’intitola LA CIVILTA’ DELLE BUONE MANIERE.

Cosa significa “educazione” e da quando l’essere umano si è reso conto che è meglio essere educati che rozzi? Ecco il punto di vista originale da cui parte Norbert Elias per il suo libro.

Anticipando la conclusione degli studi qui riportati (è un mio difetto per tenere alta l’attenzione e tensione) Elias si contrappone a Max Weber nel chiedersi “chi fa le regole”.

Ora si prosegua con ordine. Il comportamento collettivo deriva da un’Autorità o un gruppo sociale di forte pressione e decisione che indirizza il comportamento altrui. Detto in altre parole, chi fa le regole?

Secondo l’autorevole studio condotto da Max Weber le regole emergono da un comportamento RAZIONALE. Si tratta di un ATTO VOLUTO dalla classe borghese (non quella contadina o dei militari o nobili) assolvendo un nuovo incarico in ambito economico.

In Weber la religione gioca un ruolo strategico!

Forte di un importante senso religioso, precisamente di una missione da assolvere, la classe borghese ha trovato nell’accumulazione del capitale un bisogno mistico di riscatto. Per raggiungere questo livello, i borghesi hanno attuato una rigida disciplina utilizzando la RAZIONALITA’ come paradigma.

Dove per Weber il cambio di comportamento fu una scelta per Norbert Elias si trattò di un atto sponteneo.

Il PATRIMONIO EMOTIVO per Elias evolse tra la società cavalleresca-cortese dell’11° e 12° secolo a quella assolutistica e curiale del XVI° e XVII° secolo.

Per PROCESSO DI CIVILIZZAZIONE, Elias partì dalla società medioevale frantumata in un mondo di piccoli mondi. Il localismo estremo, affogato in tante micro entità sociali autonome, non richiese alcuna virtù che non la spada.

E’ quasi un controsenso storico: trovarsi isolati e doversi difendere a colpi di spada!

Nel passaggio dei secoli le società autonome cessarono d’essere isolate per aprirsi come mercati fino a diventare degli Stati, ma questo avverrà nel 1648 con le Paci di Vestfalia.

Nel progressivo aprirsi, i “signorotti di paese” arroccati nei loro manieri e castelli, presto si resero conto della convenienza, ai fini della sicurezza, di un Re e un regno cui appartenere. Chi non si fece parte di uno Stato scomparve conquistato da altri più forti.

Ogni Re richiese una corte ovvero un punto d’incontro-scontro tra la classe nobile cavalleresca di spada e quella nobile per censo. Ecco da dove emerge il termine “curializzazione”, ovvero far parte di una corte!

La classe nobile di spada fu gelosissima di quella nobile per censo ingaggiando una lotta senza quartiere all’interno della corte, sotto il controllo superiore del Re. Un regnante che divenne ago della bilancia nello scontro epocale tra classi.

Anzi, la stessa sopravvivenza del Re, dipense dall’equilibrio che seppe imporre tra le due classi impegnata in un confronto dove nessuna può definitivamente prevalere.

Citando dal testo Norbert Elias a pagina XIV...in sostanza il meccanismo monarchico garantì un’efficace divisione instituzionalizzata tra chances reali di potere e d’influenza. Ed è qui che divenne importante il ruolo svolto dall’etichetta e dal cerimoniale.

Nella vita di corte, prosegue lo studio di Norbert Elias, la nobilità di spada trovò nel cerimoniale ciò che nella vita reale le fu precluso.

Il cerimoniale divenne quel vuoto potere formale che fa tendenza e mise in scacco la nobilità di censo. I borghesi dovettero adattarsi e abituarsi. Chi ha i soldi, ancor oggi e in genere, difetta di cultura e stile nel vivere.

Nell’etichetta formale furono banditi la violenza e la cruda espressione dei sentimenti ed emozioni. Nacque quel processo di formazione delle regole che porterà l’uomo moderno ad essere formale.

Un uomo formale, con barba fatta e in giacca e cravatta, esprime sostanza quando manifesta apertamente cosa cerca e vuole nel contatto con gli altri.

L’uomo informale (ce ne sono troppi a piede libero in era globalizzata a spasso per la società) non si sa mai cosa vuole, vale e cerca.

Grazie Norbert Elias.