La Ue qui la Ue là, proseguendo con la preparazione per un insegnante al concorso nella volontà d’entrare di ruolo come docente, s’affronta un nuovo tema dopo l’orrore concettuale, già discusso, sull’insegnante inclusivo.

Demolita l’idea stessa dell’inclusività dell’insegnamento (il docente è colui che traduce la realtà agli studenti addestrandoli a capire cosa accade prevedendo il futuro nel quale inserirsi a seconda del contesto culturale di riferimento) spunta sempre fuori “sta Ue” come se fosse il santo in cielo o il supervisore quindi grande fratello.

Mamma mia: ma che cos’è questa Ue così invasiva e onnipresente a chiacchiere nei programmi scolastici?

Come tutto nella globalizzazione, ciò che appare non corrisponde alla sostanza; si tratta di una costante di quest’era globalizzata.

L’Unione Europa, già CECA. quindi MEC, per cui Ue dal 1992 iniziò nel 1958 come accordo economico.

Sotto quest’ultimo punto di vista NON E’ POSSIBILE ESPRIMERE ALCUNA CRITICA DISTRUTTIVA SULL’OPERATO DELL’IDEA EUROPEA.

Purtroppo, dall’accordo di Lisbona del 1992, transitando a Unione Europa, al successo economico si è accodata anche la politica.

La Ue esprime l’idea politica della collaborazione sul piano economico.

Ebbene al successo economico corrisponde il più completo fallimento politico in ambito d’interazione europea.

Tanto per cominciare l’Europa è fatta da 45 stati di cui 28 sono incastrati nell’Unione, per cui va distinto il Continente dalla Ue.

Detto ciò c’è un problema d’invasività del diritto europeo che pretende d’essere automaticamente recepito negli ordinamenti nazionali (i polacchi non sono in accordo su questo automatismo e per fortuna!)

Inoltre la Ue, oltre ai finanziamenti che riceve da parte di ogni Stato, pesa anche sull’IVA, da qui il contesto penale che la presunta evasione della tassa comporta (tassa non imposta, l’IVA è una tassa!)

Il colpo più duro arriva ora.

In primavera 2023 si vota per il “parlamento europeo” (quello di soli 28 stati su 45 quindi non è europeo, ma di una parte del Continente). E’ con sorpresa che il “parlamento” non può proporre nessuna “legge”, ma solo discutere quelle che il Consiglio gli permette d’analizzare. Un parlamentare europeo costa sicuramente di più di uno italiano (già sui 12.500 euro/mese) considerato che una segretaria alla Ue prende 5mila euro/mese.

Siamo ancora certi che la Ue politica serva a qualcosa e abbia un futuro?

Sono euro scettico? francamente non so di cosa stiamo discutendo, della Ue, ma va! cos’è?