La famiglia resta ancora un mistero per la sociologia che tutto vorrebbe spiegare.

La famiglia è un mistero per la sociologia perchè riunisce in sé almeno 2 aspetti contraddittori: il bisogno d’individualità dei suoi componenti (che richiede il confronto nella società e in ambiti più larghi rispetto la sola famiglia) e quello di protezione-riconoscimento capace di scaldare la vita. Dove il giusto equilibrio? Non esiste un equilibrio ma una successione di diversi equilibri che si compensano di volta in volta. Con queste parole stiamo entrando in mondo in eterna evoluzione (Goerg Simmel le chiama le forme della vita) dove le apparenti contraddizioni si compongono naturalmente, traghettando la persona dalla famiglia alla società. Quest’evoluzione, per quanto naturale sia, è di difficile analisi per la scienza sociale il che apre a una valutazione: i limiti della scienza. La scienza studia tutto quanto è logico e sperimentale, ma si ferma di fronte alla complessità della vita.

Ad esempio, il dolore. Tutti sanno che sotto l’effetto del dolore muta il comportamento umano sia sociale che familiare (in particolare quest’ultimo). Ebbene non esiste una cattedra di sociologia del dolore (Pain Sociology). Nessuno ci ha pensato e ne ha voglia. Discutere di questo al concorso per il dottorato di ricerca. significa essere bocciati, non perchè l’argomento non sia interessante, solamente perchè non esiste un docente in grado di seguire lo studente nell’elaborazione scientifica dell’argomento (il dolore). Ecco a cosa si è ridotta l’Università e il dottorato. Non abbiamo scienziati sociali in grado di studiare, ma solo d’insegnare quello che sanno, senza andare oltre.

Nel momento in cui la famiglia resta un mistero per la sociologia, in realtà è la vita nella sua mutevolezza che è misteriosa per la scienza. La vita a questo punto è pensabile come un continuo equilibrio precario in assestamento, capace di coinvolgere aspetti anche contraddittori ma in grado d’arricchirla; ne sono un esempio l’amore e l’odio. Per la scienza o si ama o si odia, nella vita, invece è un proseguire.

Abbiamo bisogno di una nuova generazione di professori e ricercatori che attualmente non c’è e quella in carica è troppo arrogante.