Insegnare economia. Uno studente mi chiede di spiegare come insegno.

Insegnare economia vuol dire fare appello alla passione e al ragionamento, connettendo teoria alla quotidiana pratica. Appena entrato in classe per svolgere la mia lezione di economia, subito una mano alzata. Un ragazzo chiede: professore ci può illustrare il Suo stile d’insegnamento relativamente alla materia?

Si tratta di una richiesta inusuale che potrebbe anche considerata come sfiducia. Al di là delle interpretazioni ho risposto.

Insegnare economia, ovvero salire in cattedra su questa materia, implica andare oltre la conoscenza tecnica. Questo vuol dire che pur essendo un uomo di destra, in economia resto affascianato e seguace della sinistra. Potrebbe essere una contraddizione ma non è così. Politicamente non ho fiducia nella funzione dello Stato nella società. Credo nell’iniziativa privata e vorrei che lo Stato fosse solo un controllore della qualità dei servizi resi.

Questo vuol dire che vorrei scuole private, posta privata etc.. Del resto uno studente costa allo Stato 6.500 euro/anno. Forse i privati saprebbero fare meglio e di più. Quindi trasporti e sanità privata etc..etc..

Pur togliendo fiducia allo Stato, che desidero limitato al solo controllo, in economia non credo nel lasciare la congiuntura al caso. Sono affascianto dall’interventismo alla Keynes. Dalle spiegazioni di Krugman in macroeconomia.

L’economia (come ogni cosa) non si “aggiusta da sola” come se ci fosse una mano invisibile (Adam Smith). Credo anche nell’equilibrio generale (oggi fuori di moda). Un equilibrio da conseguire intervenendo.

Ecco che lo Stato, nel ruolo di controllore dei servizi si riserva l’intervento con leggi e azioni ricercando l’equilibrio generale. Oggettivamente la crisi subprime è stata affrontata (non risolta) grazie allo Stato.