Inglese usato nella comunicazione scritta e orale come abuso del concetto ed esibizionismo comportamentale. Spesso mi capita di correggere delle tesi di laurea infestate da terminologia anglosassone. Si tratta di un pericoloso segnale d’impreparazione del candidato da correggere o bocciare.

Normalmente scrivere rappresenta un mezzo per spiegare. Vuol dire essere capaci d’illustrare a qualcuno un concetto in forme più chiare di quanto sino ad ora detto o pubblicato.

Togliere al linguaggio, scritto come parlato, la funzione di spiegare e trasmettere, significa affossarne il senso lasciando tutto al suono. Un suono che spesso, con la lingua straniera diventa gutturale e primitivo. Precisamente un rumore anziché melodia.

L’abuso nell’uso della lingua straniera solitamente esprime immaturità e una percezione di rumore nel linguaggio anziché musicalità.

Immaturo è quel personaggio, uomo o donna che sia, che cerca nella sintesi e con la sintesi di “comunicare”. Accade spesso, che anziché trasmettere un concetto, colui che parla/scrive lo spieghi a se stesso utilizzando frasi di sintesi. La sintesi è una citazione o il riportare un qualcosa già scritto da altri.

L’espressione sintetica ha il potere di tranquillizzare ma non spiega. Tranquillizza perchè quell’espressione è stata già udita o letta quindi introduce automaticamente nel concetto che si vorrebbe spiegare. In realtà riconoscere la frase/parola indica un momentaneo benessere che non permette di capire l’intero concetto.

In effetti la sintesi ha sempre il potere di ricordare, a chi comunica, il concetto, ma non è adatta a spiegare agli altri. Infatti chi si rivolge ad altri, ha certamente in mente il quadro generale spiegandosi però attraverso i concetti. E’ ascoltando questi ultimi che si perviene alla sintesi.

Il meccanismo di comprensione passa per concetti-sintesi. Prima c’è il concetto/l’idea, successivamente arriva la sintesi per ricordarlo. Invertire l’ordine della comprensione significa compromettere la condivisone con l’altro.

L’uso della lingua inglese, usato come sintesi, nel linguaggio corrente nazionale, crea questo fenomeno di distacco voluto. Non solo, anche di fastidio da parte del lettore o chi ascolta.

Spesso chi abusa esibizionisticamente dell’inglese afferma: mi hanno insegnato la lingua straniera, l’ ho studiata e la uso. La risposta più semplice è: tutti abbiamo studiato l’inglese (chi più chi meno). L’aver studiato qualcosa, non vuol dire usarla come un’arma.

Sono ridicoli quei curricula richiesti in inglese per lavori da svolgere in Italia. E’ poco seria l’impresa che punta giocando sull’esteriorità del candidato quando il mercato sul quale agire è italiano e parzialmente estero.

Conclusione; che in Italia, per spiegarsi e insegnare, si usi la lingua nazionale. L’inglese è fatto per gli inglesi. Serve certamente conoscere l’idioma straniero, senza però perdere i concetti in madrelingua. Invertendo i fattori, abbiamo un esercito d’ignoranti che balbettano rumore nel tentativo di spiegarsi; patetico!

Chi vuole spiegare qualcosa lo faccia per farsi capire senza giocare all’estrosità linguistica.