Indice di liquidità primaria e secondaria. Innanzitutto di cosa stiamo parlando: esiste un meglio detto quoziente di liquidità. Il quoziente è una divisione tra due valori. La stessa cosa si può anche chiamare rapporto ma quoziente è più immediato.

Va ricordato come gli indici sono una divisione mentre i margini una sottrazione. Con l’insieme di questi elementi, indici e margini (in genere in tutto 24 o giù di lì) si possono calcolare, in presenza di una bilancio riclassificato, la capacità dell’impresa di restare sul mercato in redditività. Quindi se il bilancio contabile (detto situazione economica e situazione patrimoniale) con il bilancio civilistico sono rivolti al passato, a quanto già accaduto, con il bilancio riclassificato si spingiamo verso il futuro. Ecco perchè ci sono ragionieri che sono occupati e altri disoccupati! Quelli occupati sanno certamente redigere un riclassificato.

Chiarito il contesto, il quoziente di liquidità indica il rapporto tra il totale delle liquidità (sia immediate sia differite) con il passivo corrente. E’ palese che questi dati si prelevano da un riclassificato e precisamente dall’Attivo corrente e dal Capitale di terzi, passivo corrente senza conteggiare il passivo consolidato.

L’indice di liquidità ha uno scopo: spiega la capacità dell’azienda a sostenere gli impegni finanziari a breve con le sole proprie forze finanziarie.

Il risultato può avere 4 scenari;

  • inferiore a 1 il che è insoddisfacente;
  • tra lo 0,5 e l’1: accettabile;
  • tra lo 0,33 e il 0,5: squilibrio ma non disperato;
  • sotto lo 0,33: sono guai.

Chiarito il contesto ora nel dettaglio.

L’indice di liquidità primaria esprime il rapporto tra la LIQUIDITA’ IMMEDIATA / LE PASSIVITA’ CORRENTI.

Invece la liquidità secondaria è sempre il rapporto ma tra la LIQUIDITA’ IMMEDIATA + LA LIQUIDITA’ DIFFERITA / le passività correnti.

Qui c’è il problema che questo studio vuole sollevare!

La liquidità immediata è solitamente molto, molto e molto bassa. Indicato un valore medio di liquidità immediata vuol dire tra lo 0,5 e l’1% del totale dell’attivo circolante.

Con valori così bassi l’indice di liquidità primaria non è più affidabile. Per avere un’idea precisa, al di là del didattico, quindi nella vita reale serve il secondario.