Il Relatore alla tesi di laurea dovrebbe essere un docente che indirizza il libero pensiero dello studente nell’affermare quanto crede purché sia logico, documentato e ben scritto. Invece il relatore si è trasformato in un censore, colui che censura. Si tratta di un soggetto che pilota la ricerca dello studente per suoi fini di ricerca, cannibalizzando il lavoro del ragazzo per la sua personale ricerca e bisogno di pubblicare “qualcosa”.

Al di là del rubacchiare le idee e il lavoro di ricerca allo studente, aspetto tollerabile, quanto invece non sta in piedi è la censura applicata sulle analisi degli studenti.

Ad esempio, lo studente che critica l’Unione Europea va rieducato quindi gli si respinge quanto ha scritto. Stessa sorte se si dovesse criticare la Costituzione della Repubblica Italiana o l’immigrazione. Per non dire chi critica l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione e lo Stato in generale.

Fino a 1 anno fa, scrivere nelle tesi di laurea, che la stampa di carta moneta (detto in inglese Quantitative easing) sganciata dal prodotto interno lordo (PIL) avrebbe generato inflazione, significa vedersi respinto il capitolo. A dispetto di quei docenti d’economia, l’inflazione si è puntualmente presentata. Il fatto che si sia avverato quanto lo studente avrebbe voluto scrivere, non comporta però che il “relatore” lasci la cattedra per incompetenza!

Abbiamo un esercito di docenti universitari inadeguati al ruolo.

Oltre alla censura sulla tesi di laurea che il relatore normalmente applica, c’è anche un altro grande problema. I docenti che ricevono email dagli studenti, non rispondono! La non risposta alle domande degli studenti (su argomenti pertinenti alla materia discussa in classe) dovrebbe essere sanzionato come demerito per il docente. Un demerito che deve comportare un richiamo dal rettore.

Il concetto è sempre lo stesso: abbiamo docenti universitari che usano la cattedra per lustro personale, una sorta di trampolino, disinteressati alla formazione.