Henry Ford è noto nella storia dell’umanità per aver fondato un grande marchio dell’industria automobilistica, la Ford Motor company, ancor oggi perfettamente in funzione. L’arco vitale dell’Ingegner Ford fu dal 1863 al 1947 contribuendo non solo all’idea imprenditoriale, ma alla cultura stessa d’industria con il “fordismo”.

Si definisce “fordismo” l’unione di due concetti:

  • l’organizzazione del lavoro con criteri scientifici ed efficienti (si veda in tal senso l’esperienza dell’Ingegner Frederick Taylor, 1856-1915);
  • la costruzione di una società basata su redditi da lavoro più elevati rispetto alla media per incentivare il consumo.

Non c’è nulla di meglio, per descrivere il pensiero di un intellettuale e pensatore, che riportare direttamente quello che ha scritto. Relativamente al concetto “un’auto per tutti” scrisse nel 1925:

…dovrà essere abbastanza grande per contenere una famiglia, ma piccola abbastanza perché un uomo solo la possa condurre e tenere in buon ordine. Sarà costruita con i migliori materiali, dalle migliori maestranze, sui più semplici piani che l’ingegneria moderna possa creare. Ma il suo prezzo sarà così basso che ogni lavoratore ben salariato sarà nella possibilità d’averne una e di godere con la sua famiglia la benedizione delle ore di svago nei grandi spazi aperti di Dio.

Henry Ford fu totalmente ostile al pensiero della finanza aziendale: lo sono anch’io avendo osservato così tanti fallimenti motivati da giochi di finanza.

Il pensiero di Ford sul prodotto è il mio.

Credo fermamente in un prodotto realizzato per durare nel lungo tempo. Realizzato con i migliori materiali possibili e da lavoratori affidabili contestualizzati in una democrazia Occidentale e matura, non schiavi di una dittatura modello cinese o paesi in via di sviluppo. Non voglio prodotti provenienti da Nazioni che non siano democratiche e Occidentali. Purtroppo il petrolio va acquistato dagli arabi, un modello di civiltà fermo a 500 anni fa rispetto l’Occidente. Voglio un prodotto che sia in armonia con Dio. Non voglio la globalizzazione e m’oppongo censurando e scartandone i prodotti che non acquisto.