Donne che già reduci da un precedente matrimonio o anche vedove non sanno/vogliono risposarsi. Il punto di vista dello studio nasce dall’osservazione svolta su un uomo divorziato che cerca, ma non trova e dalla risposta di una vedova che risponde NO!

In realtà il divorziato cerca con impegno e riceve una serie di risposte del tipo: amici si coniugi no. 

Una risposta di questo tipo non accende l’attenzione se fosse limitata a una o due persone di genere femminile. Invece le donne che prendono questa posizione sono ormai una decina. E’ possibile che ci siano in giro così tante persone che non vogliono stabilizzare la loro vita pur in seconde nozze?

Dopodiché l’osservazione si è spostata su altra persona, stavolta di genere femminile, già vedova. Gli è stato chiesto: conosceresti tizio e caio per valutare l’ipotesi di un rapporto stabile e fisso di lunga durata? E’ venuta giù la fine del mondo come se tale fosse, comunque il succo è semplice e la risposta è stata: sono sola e ci resto. 

A questo punto le donne che dicono NO alla stabilizzazione della loro vita, non sono più una decina (come riferisce tizio) ma sono diventate 11. Con questi numeri è necessaria una riflessione; che cosa sta accadendo?

La risposta a una posizione così immatura (che probabilmente sarà anche del genere maschile) non è facile!

Certamente una donna sola vale il 50% di quello che potrebbe rappresentare e un uomo solo vale anch’esso la metà di quanto potrebbe raggiungere.

Perchè abbiamo una parte della società ridotta a metà?

Qual’è il meccanico che si è inceppato?

L’ottica di riferimento si concentra su donne che non sanno relazionare in senso generale, prima di tutto, anzichè solo sposarsi e quindi uomini che non sanno proporsi. C’è un cortocircuito che condanna entrambi alla solitudine e a un basso profilo esistenziale.

Il punto di partenza della riflessione non è affatto etico santificando il matrimonio. Il punto è un altro.

La coppia esalta le capacità dei coniugi rendendoli migliori. A volte non accade, ed è un fallimento, (ISTAT comunica il 42%) ma spesso il miracolo si fa concreto.

Forse è necessaria una terapia educativa nazionale di recupero dei valori personali per vivere tutti meglio.