Diversità presentata come un mito, a tutti gli effetti, del nuovo pensiero post-moderno ed ecologista. Si tratta di un errore come già fu quello della globalizzazione ormai  superata.

La globalizzazione è morta in quanto non si compra più al prezzo più basso; questo avviene dall’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina. Ne consegue che la globalizzazione è finalmente terminata per entrare in una nuova era, il cui nome ancora non so.

Liquidata la globalizzazione ora s’analizzino i falsi miti dell’era contemporanea come la diversità, l’accoglienza acritica di chiunque voglia vivere a fianco a noi, la sostenibilità. Nuove parole che pretendono d’essere concetti, ovvero non vanno spiegati; basta pronunciarli. In queste condizioni è saggio accendere l’attenzione critica (non distruttiva ma efficace) perché quando una parola pretende d’affermare “tutto” per il solo fatto d’essere pronunciata, cela sempre un rischio.

Parole di questo tipo sono: Unione Europea, moneta unica, quindi come già affermato, globalizzazione, sostenibilità, diversità, accoglienza e così via.

In genere chi ci casca nell’uso di parole-concetto è un gruppo politico ben definitivo che ne fa largo uso per non approfondire concetti che se fossero studiati nel dettaglio sarebbe contrari alla sua ideologia.

Entrando nel dettaglio, la diversità è un lusso per le società ricche. Può essere accettata finché non rappresenta lo sfaldamento della relazione sociale.

Società rotte, sfaldate, non compatte, sono condannate dalla storia al declino.

L’Occidente sta declinando malato d’eccesso di diversità. Le dittature (come la Cina comunista ad esempio, quindi la Russia e in un certo senso l’India) indicano società compatte e quindi avanzano nella Storia a danno dell’Occidente che perde tempo nel chiedersi, ad esempio, se l’omosessualità sia una patologia del comportamento con ricadute nella sfera sessuale o un “diritto”!

La diversità è democrazia, ma quando sfalda la società diventa anarchia, un passaggio che l’Occidente sta sperimentando perdendosi in dialoghi infiniti e senza senso.