Che ci fai e a che serve il 1° maggio? Francamente non lo so. Ufficialmente si celebra il lavoro, ma questo sembra che sia appannaggio di una parte politica che s’appropria di un qualcosa.
Si tratta della stessa faziosità che vuole il 25 aprile come festa “di una parte della Nazione”; non tutta!
Il combinato disposto del 25 aprile più il 1° maggio mette tristezza al Paese. Quelle stessa tristezza già vissuta quando non si poteva neppure accennare al dramma delle foibe.
Perché questa Nazione deve restare ostaggio di una parte? In base a quale principio di civiltà, di correttezza, di logica e valore, una parte deve appropriarsi su scala nazionale del lavoro e della fine del secondo conflitto?
Nessuno l’ha mai capito o ha giustificazioni a ciò. Rimane quindi la domanda: che ci fai con il 25 aprile monopolizzato da una parte? E non è finita: che ci faI con il 1° maggio se viene spacciato per una dimensione sindacale e di una fazione sull’altra?
Sono domande che non trovano risposta, ma producono effetti: disaffezione, distacco, disinteresse, non voto, non pagamento delle tasse.
La lista dei “non” potrebbe proseguire e allungarsi fino a definire l’anomalia italiana.
Ecco il punto: ANOMALIA ITALIANA.
Esattamente è questo il punto di coagulo delle anomalie 25 aprile-1° maggio.
Che cosa vuol dire anomalia italiana? Significa un Paese dove si pagano troppe tasse, perché lo Stato vuole fare lui stesso troppe cose. Semplice no?
Uno Stato, quello italiano, che costa 25 miliardi al mese, ovviamente pesa sulla Nazione in termini di tasse. Il problema non è cercare di spremere il contribuente, ma snellire l’apparato statale-burocratico.
Ecco che rovesciando il punto di vista è possibile riuscire a capire qualcosa.
Rovesciando il 25 aprile-1° maggio, azzerando una parte a favore di tutti, è possibile capire.
L’art. 1 della Costituzione afferma: L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Bello, e chi il lavoro non lo ha come 3,5 milioni di persone? Pagliacciate di sinistra!