Il bisogno di capire come e perchè il Natale si è ridotto a uno interscambio di doni. Oltre la poetica religiosa c’è la possibilità reale di sentirsi rinnovati?

Il bisogno di capire. Forse perché sto invecchiando, ma in questo fine anno, tra Natale e Capodanno mi sono chiesto con più impegno rispetto al passato, che cosa stessimo combinando.
Al di là del concetto cristiano di festa (spesso dimenticato) qual è il senso pratico per questo frenetico scambio di doni? Non solo, ma ci troviamo in una rubrica aziendale che, eccezionalmente concede spazio alla sociologia dei consumi e del lavoro, quindi è imperativo tradurre in pratica degli aspetti esistenziali.

Pensandoci bene mi rendo conto che tutta una vita è un lasso di tempo troppo esteso, perché la mente umana possa contenerlo; al contrario abbiamo bisogno di circoscrivere i diversi momenti identificandoli solo per singolo anno.

In effetti “l’anno” è un arco temporale che possiamo comprendere per farne un bilancio e ricalibrare sul futuro. Gli amministrativi questo concetto lo applicano con una teutonica flessibilità, dividendo il 31.12 dal 1° gennaio; ovvero mondi veramente diversi.

Se “amministrativamente” sappiamo chiudere e riaprire la contabilità, questo non è affatto scontato nel privato, dove l’attitudine a disintossicarsi dai soliti problemi è molto bassa, perché alla prova dei fatti la capacità di svecchiarsi è ridotta. Qui si apre un grosso problema che vivo anche professionalmente. Ho dei clienti, imprenditori, che restano intossicati da vecchie problematiche, quando avrei bisogno di discutere con loro di mercati, prodotti, politiche commerciali adeguate ai nuovi scenari. Insomma, sarà brutto da dirsi, ma questa è la realtà: ho imprenditori vecchi (nel senso che restano nell’anno precedente) con i quali dovrei discutere dell’oggi in divenire.

Che si fa?

Qui dal professionale si passa al personale.

Ovviamente le mogli di questi imprenditori rappresentano per me delle catapulte per rilanciare i loro uomini. Ecco che il quadro si fa completo, passando dal culturale alle idee, quindi dall’azienda alla vita personale.
Non è vero (si tratta di una balla) che una persona possa eccellere in un contesto (quello professionale) e scadere in altri (personale-affettivo). L’uomo è unitario, ma sa fingere e quando si stringe per arrivare a delle conclusioni, le crepe vengono fuori tutte e inesorabilmente.

Purtroppo la direzione aziendale, come altri aspetti della vita, rappresenta una delle conclusioni da saper prendere al momento opportuno perché qui si misura il concetto “sintesi”.

Il Natale dovrebbe essere quel periodo per ricaricarsi su una nuova porzione di vita che ci è stata concessa di percorrere, ancora e ancora una volta. Per far questo servirebbe prima di tutto rendere pulita casa propria, rivedendo i rapporti affettivi storici (coniuge e figli) tentando di rilanciarli su un livello di dialogo più evoluto con concetti nuovi, aggiornando la posizione emotiva-affettiva.

Siamo franchi e sinceri, nella revisione degli affetti sono compresi anche quei rapporti privati su cui il coniuge non entra. Purtroppo viviamo una fase storica dove siamo incapaci di valorizzare un amore in senso assoluto. Al posto dell’assolutezza e della conseguente chiarezza, abbiamo bisogno di una scala di valori, per cui se al primo posto c’è il coniuge che rappresenta il passato-presente-futuro, a questo valore vanno accompagnati degli amori di serie B, comunque affetti di durata incerta, ma in grado di scaldare.
In un senso come nell’altro, considerando ogni aspetto nella più ampia affettività (permanente o temporanea che sia) serve partire da qui per capire cosa si potrà o dovrà essere nel lavoro, portando con sé il valore del proprio ruolo. Se questi passaggi non sono assicurati o non ci si sforza su un sentiero di questo tipo, allora i guai dell’anno prima passano nel nuovo e muore “la novità” che solo noi possiamo essere nella nostra vita.

L’azienda amo vederla come una “bella donna” che ha bisogno di un vestito per ogni occasione importante, del parrucchiere e di qualche sfizio nelle feste comandate. L’imprenditore per poter essere adeguato nel gestire questa realtà si deve svecchiare.

Sapete perché sotto l’albero di Natale alla mia Signora pongo un regalo per ogni anno d’età che sta per compiere? Semplice! Mi rinnova il contratto per poterla viziare altri 12 mesi. Ecco che il bisogno di capire si concretizza.