Teoria dei giochi inopportuna nell’esame di microeconomia. La complessità stessa dell’esame di microeconomia esclude che il programma possa allargarsi cogliendo anche la Teoria dei giochi.

Teoria dei giochi inopportuna nel programma di microeconomia già di per se molto (troppo) vasto. Gli studi di John Nash sono oggettivamente affascinanti e di grande pregio ma complessi. La matrice non è affatto intuitiva e va studiata unitamente al calcolo combinatorio. In realtà il vero contenitore concettuale per la teoria dei giochi è statistica come analisi matematica. Insistere nell’inserire comunque questo studio di probabilità in altre materie, è una forzatura che rovina la bellezza della ricerca di Nash.

A difesa della forzatura su microeconomia per la Teoria dei giochi c’è la bassa pretesa del docente sull’argomento. Raramente contemplata negli appelli, la Teoria di Nash resta un’appendice. Non è questa una soddisfazione. Al contrario lo studio delle possibilità in regime d’incertezza va svolto bene e profondamente ma nei contesti dottrinali adeguati. Teoria dei giochi inopportuna quindi in microeconomia? il giudizio è netto.

Invece che intasare la microeconomia dovrebbe essere snellita per cogliere l’essenza della materia oggi dispersa. Come già detto l’Università sta trasformando dei dottori in periti, significa ridurne la portata concettuale e di immaginazione. Il mezzo è l’eccessiva valenza sulle esercitazioni che costringendo all’analisi del dettaglio, portano a perdere la visione d’insieme. Infatti la crisi subprime emerge esattamente da questa idea: non saper cogliere l’insieme del problema. In questo modo abbiamo manager immaturi e dottori ridotti al ruolo di meccanici o periti della materia: dei praticoni. Si tratta di un errore fatale.

Microeconomia si accoda al gregge delle altre materie che tutte lasciano la visione d’insieme peccando di specializzazione. Peccato, è stata rovinata una materia! Microeconomia dovrebbe educare lo studente a saper interpretare le linee di tendenza del mercato e proporre correttivi o momenti per intervenire. Oggi così non è più.