taccuino americano Usa – Attenzione al dramma che si sta consumando nell’economia mondiale

by Giovanni Carlini

Quello che accade in queste ore sul piano economico è sotto gli occhi di tutti, quindi ricordarlo è superfluo. Non è invece inutile rammentare che è dal 2008 che solo una cinquantina tra economisti e sociologi hanno sempre insistito (e non sono stati ascoltati) sulla forma a doppia “v” della crisi, esprimibile come una W con due ricadute in tempi diversi.
Quanto sta accadendo è semplicemente la conferma di questa tesi. Al di là della polemica nel chiedersi come ha fatto la classe dirigenziale a trascurare un aspetto così strategico, per di più studiato, scritto e pubblicato, il problema oggi assume una nuova veste.
Se dal 2008 al 2010 un’estrema minoranza di ricercatori ha sempre parlato di doppia W, avendo le imprese e governi sistematicamente trascurato i rimedi proposti, la nuova ondata di crisi, quella odierna, rischia di non fermarsi all’attuale ricaduta ma aprirne una terza e anche quarta oscillazione replicando forse con minore intensità, ma pari andamento le doppie W di crisi.
Che cosa sta accadendo? Per rendere piuttosto semplice i concetti, questi sono:
a) la crisi è sociale prima ancora che finanziaria ed economica. Il male non è nella finanza, ma in noi stessi incapaci d’accontentarci osando sempre e di più, il che non corrisponde al normale e naturale moto dell’uomo alla scoperta. Qui si tratta di una crisi interiore, per cui l’imprenditore indossa i panni dello speculatore e ovviamente crolla! In filosofia e sociologia questo cancro della società si chiama nichilismo (coprire un vuoto esistenziale con un gran dinamismo nel nulla: nervosismo, iperattività, essere logorroici, non saper amare ma consumare etc..)
b) se la crisi è sociale, ovvero smarrimento delle persone e di conseguenza caduta dei consumi, i rimedi dovrebbero essere anch’essi sociali anziché meramente economici. Sulla stampa, fino a poche ore fa si leggeva: la crisi l’abbiamo alle spalle, il peggio è passato. Non ricordo i dati italiani, ma qui negli USA ci sono 14 milioni e mezzo di persone senza lavoro! Per solo gli under 35, in Italia il 30% è disoccupato. Con un esercito di senza lavoro (demotivati, annoiati, sfiduciati e che non pagano le tasse, perché privi di reddito oltre a rinviare il matrimonio ritardando il normale sviluppo della società) pensare che il peggio sia passato, pare almeno superficiale;
c) la globalizzazione intesa come delocalizzazione, ovvero produzione all’estero per il mercato interno, è un furto alla società civile. In parole povere significa affamare i nostri figli pretendendo che proseguano a comprare quanto altri realizzano per noi. Come fa a reggere in equilibrio un sistema economico così stupido? E’ semplice! Chi ha “progettato” la globalizzazione, si è scordato gli effetti sociali del lavoro, per cui è più costoso per la collettività un disoccupato, che il momentaneo risparmio derivante dal differenziale di paga tra un operaio rumeno in Romania, ad esempio, e italiano;
d) su quest’ultimo aspetto servirebbe una “scuola morale” da parte della Confindustria italiana, che insegnasse ai nostri imprenditori a fare i conti. In questo modo si scoprirebbe che il momentaneo e privato guadagno di colui che delocalizza, per produrre a favore del nostro mercato (il nuovo ladro di benessere sociale) in realtà si auto-infligge un danno, privando i suoi consumatori di quella ricchezza necessaria per acquistare i beni. Da qui si comprende il costante calo dei consumi nel mondo Occidentale;
e) dalla prima e passata crisi, pochi hanno realmente imparato qualcosa! L’eccesso di liquidità è stato indirizzato sulla speculazione senza che siano stati eretti limiti a questo gioco. Le conseguenze sono quelle tipiche di ogni perdita di valore del denaro, che appunto la speculazione comporta.
Come se ne esce? Se la prima parte dello studio è “facile” perché dibattuta da anni, ma capita da pochi, ora viene quella più difficile perché quanto detto si complica da non aver fatto nulla in questi anni cercando di capire la parte sociale della crisi.
A) per forza di cose il numero degli operatori sul mercato deve drasticamente contrarsi con le buone (contratti in rete, incorporazioni e altro) o cattive (del resto fino a pochi giorni fa chiudevano 30 imprese al giorno in Italia)
B) va introdotto il concetto di produttività attraverso l’adozione di un organigramma e mansionario, non come documento da appendere a muro perché colorato, ma sistema condiviso con le maestranze di misura del valore del lavoro svolto (conteggiato a prezzi di vendita medi sul mercato)
C) ricerca e sviluppo riportando questa funzione in casa e valorizzando la creatività del lavoro (bello l’esempio dell’Arvedi nell’anno scorso per innovazione di processo e prodotto)
D) basta pubblicità! Serve spiegare al mercato il prodotto, il prezzo e la sua qualità. Necessita applicare la regola 1 del marketing: si compra solo ciò che si capisce, ma l’impresa si è spiegata?
E) Abbiamo bisogno di un nuovo accordo tra Confindustria e sindacati (impresa e operai) per cui gli imprenditori s’impegnano a garantire il lavoro dentro il nostro paese e le maestranze ad alzare impegno e qualità;
F) Meno globalizzazione e maggiore integrazione nell’area comunitaria o comunque nello stesso ambito culturale. Il commercio è cultura; questo se lo dimenticano tutti, morsi dalla sola necessità di “collocare il prodotto”, quando in realtà la vendita è l’ultimo e neppure il più importante passaggio di una serie di fasi.
G) Serve una maggiore serietà personale da parte di tutti noi.
Quanto qui elencato è l’inizio per cercare di restare in un mercato, le cui regole non ci sono ancora note, ma che hanno cambiato l’ambiente tra produzione-consumo-lavoro. Il guaio è che tutti ci pensano, ma pochi agiscono. Auguriamoci buon lavoro.

Seguono immagini tratte dal taccuino americano Usa.

Il taccuino americano Usa raccoglie spunti da fonti diverse per organizzare una sensibilità innovativa. L’obiettivo è combattere quella parcellizzazione che subisce la personalità occidentale nel mondo moderno tra personale e professionale spezzando il senso di appartenenza a un mondo certo come la famiglia e il lavoro. Essendo parti di tutto ma appartenenti a nulla le coppie si spezzano, le nazioni si sfaldano e il lavoro si perde a vantaggio di ……..di cosa? Nessuno l’ha capito. Ecco il punto, motivo per cui il taccuino americano Usa è stato scritto.

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