Stanley Milgram, statunitense, già docente di psicologia sociale, nel 1961 lanciò un esperimento, in America, come sostegno agli studi della prof. Hannah Arendt già a Gerusalemme al processo contro il gerarca nazista Adolf Eichman.

Il gerarca, rapito dal Mossad (l’ente di spionaggio israeliano) in Argentina, fu condotto di fronte a un Tribunale, nello Stato d’Israele per rispondere dei suoi crimini contro l’umanità. L’atto d’accusa fu: perchè Signor Eichman ha organizzato la morte di sei milioni d’ebrei? La risposta del funzionario tedesco fu semplice: mi è stato ordinato.

Oltre che corrispondente per le testata “New Yorker”, Hannah Arendt si domandò: “È possibile che Eichmann e i suoi milioni di complici stessero semplicemente eseguendo degli ordini?”. Alla domanda così posta, tre mesi dopo cercò una risposta il prof. Milgram con il suo esperimento.

Dall’elenco telefonico, il professore americano, formò un gruppo di 40 unità, soli maschi, con età compresa tra i 20 e 50 anni, pagati 4 dollari all’ora per partecipare ad un esperimento “sulla memoria”, così fu detto loro.

L’esperimento fu concepito assegnando casualmente ai partecipanti incarichi suddivisi tra docenza e studenti. Agli “insegnanti” fu spiegato di punire gli studenti che avrebbero errato nelle risposte con una penalità calibrata in scariche elettriche. Tali scariche sarebbero state irrogate con modalità crescenti fino a procurare effettivo dolore.

In nome della scienza e con l’ordine perentorio che l’esperimento doveva essere comunque concluso in ogni caso, il prof Stanley Milgram e collaboratori, incitarono i “docenti” a punire senza indugio gli allievi. Il “sentimento” trasmesso a chi doveva correggere i compiti, fu che IN NOME DELLA SCIENZA, l’interruzione dell’esperimento andava considerato impossibile proseguendo ad infliggere dolore se necessario..

Si trattò d’investire di una missione e ruolo il docente (il partecipante all’esperimento) in una posizione superiore alla sua stessa persona grazie alla quale disumanizzare la relazione.

A seguire, in altro studio, i dettagli che sono emersi dall’esperimento.