Quel Santo Padre a cui credere per rimettere l’anima a Dio, non è certamente chi in questo momento occupa la poltrona in Vaticano! Il vero Papa sarebbe, in questi giorni, in Sardegna, impegnato nel raccogliere latte dalle strade con una spugna. Questo per svergognare i pastori sardi dal sacrilegio commesso.

Versare latte per terra è un’offesa a Dio, agli uomini e alla civiltà. Tradotto in parole povere un sacrilegio.

L’attuale inquilino del Vaticano è molto attento alle sorti degli immigrati clandestini. Un impegno che distoglie quel Santo Padre dalla conduzione della Chiesa e dei fedeli.

Cosa ce ne facciamo di un “Papa” ridotto in questi termini?

La crisi del Vaticano è evidente. In realtà questo Papa segue a ruota la crisi della globalizzazione. Quindi non è “fuori campo” il solo Pontefice, ma un sistema d’atteggiarsi che è in declino.

Parole come solidarietà, accoglienza, globalizzazione, no profit, ONG, sono risultate boomerang per la cultura e tenuta della società Occidentale. In pratica dei virus che hanno contagiato un sistema di civiltà. Ora è necessario rigettare questi virus e ricostruire.

In realtà, nella deriva da sbandamento c’è di mezzo anche la Ue e l’euro. Quel Santo Padre, da Roma, non è collegato all’insieme in crisi della globalizzazione, ma ne ha rappresentato un puntello. Quindi la crisi di uno è anche dell’altro.

L’attuale pontefice, da ottimo Capo Ufficio marketing, è stato impegnato in un ruolo di direzione che non sa assolvere. Il Papa si è limitato alla sola pubblicità lasciando la sostanza ad altri. Ecco il punto: a chi?

Emerge in questo modo un pontificato vuoto di concetti. L’inconsistenza dell’attuale pontificato, viene “coperto” dal mito dell’accoglienza acritica all’immigrazione clandestina. In pratica un reato verso la legge e la cultura a copertura di un vuoto esistenziale.

Che peccato che la Chiesa abbia dovuto conoscere anni così bui di contenuti.

Pedofilia, vuoto di contenuti, complicità con l’omosessualità: povera Chiesa.