No vac come tradimento del patto sociale di civile convivenza. In tutta l’artificiosa polemica (dar fiato alla bocca) si dimentica il concetto di base. Per convivere pacificamente in una società serve un adeguamento civile alle norme essenziali. Trasformare un minore in una bomba batteriologica, è un crimine che mette in discussione la potestà sui figli.
No vac significa no vaccinazione, in pratica non integrare i figli nella società. Potrebbe anche essere accettabile quest’esclusione, a patto di pagare tutte le tasse necessarie per il danno sociale che ne emerge. Questo per essere “buoni e tolleranti”, in luogo dell’espulsione dal corpo sociale e dalla Nazione. Ovviamente la potestà sui figli è in discussione. Chi usa la prole per fatti di contenzioso sociale, non può educarli al meglio. Probabilmente un orfanotrofio sicuramente agirà in forme più significative per il futuro del minore. Sono tutti argomenti sullo sfondo della decisione “no vac”, ancora non esplorati meritori però di un’analisi approfondita.
Entrare nel merito della vicenda non ha senso. Io non sono un medico e non ho fatto studi specifici sulla diffusione delle infezioni. Privo di una laurea in medicina e una specializzazione in malattie infettive, sto zitto e mi affido agli specialisti. Ovviamente ho il mio campo d’applicazione dove sono certo di poter “dire la mia”, mantenendo sempre l’umiltà del confronto. Nello specifico della diffusione dei virus mortali riconosco la mia NON competenza. Una precisazione di questo tipo non viene qui scritta a caso ed è diretta al 99,9% del popolo “no vac”.
Infatti nel dichiararsi NON competenti nel campo, si apre invece un altro “fronte” di ragionamento. Il parlare tanto per dare fiato alla bocca. Qui si entra nel mio settore, la sociologia della devianza.